mercoledì 31 marzo 2010

Un Dolore Rotondo e Perfetto


















Il Dolore perfetto è il titolo del romanzo di Ugo Riccarelli, edito da Mondadori, che nel 2004 vince il Premio Strega. Un romanzo capace di cogliere con semplicità ed eleganza tutti i dettagli del vivere umano.

Alla fine dell’Ottocento un uomo parte da una città del Sud, una Sapri ancora fresca delle utopie e delle ferite del Risorgimento, per raggiungere Colle, un paesino toscano. E’ il Maestro, giovane anarchico che,in questo luogo insieme reale e fiabesco, decide di unire la propria vita a quella della vedova Bartoli. Dal loro amore nascono Ideale, Mikhail, Libertà e Cafiero: figli dai nomi carichi di speranze che dal padre, costretto all’esilio, erediteranno i sogni e la fede nell’utopia.
A Colle vivono anche i Bertorelli, ricchi commercianti di maiali che da generazioni si chiamano come gli eroi omerici:Ulisse, Achille, Euridice, Elena.
Le due famiglie rappresentano due anime contrapposte del nostro Paese: una un po’ più idealista e sognatrice, l’altra più concreta, sanguigna.
Queste due famiglie saranno destinate ad unirsi nelle pagine di un romanzo storico che racconta nell’arco di un secolo, la vita, gli amori, le nascite, le partenze, i sogni e soprattutto il dolore dei protagonisti e più in generale della condizione umana, un dolore rotondo e perfetto.
Nelle parole di Riccarelli c’è la memoria dei racconti delle nostre famiglie, dei nostri nonni, di quella Storia italiana che non abbiamo vissuto, di quel modo di vivere, di parlare, di pensare che abbiamo conosciuto solo per induzione generazionale.
Lo stesso scrittore interrogato riguardo il significato della parola “dolore” afferma: “Per chiarire gli equivoci, che spesso sorgono negli incontri con il pubblico, l’aggettivo «perfetto» non sta ad indicare che quel dolore sia il migliore. È una sorta di antinomia, che esiste anche nella dottrina cristiana: il pentimento assoluto che porta alla perfezione. Non si tratta di questo: la mia idea è più vicina semmai a qualcosa di gaddiano. È la consapevolezza che la sofferenza fa parte della condizione umana, così come la ricerca della felicità. Il fatto è che questo dolore, che non è necessariamente fisico, ma è più spesso un dolore interiore, un’inadeguatezza, la sensazione di qualcosa che si perde, raggiunge un culmine, e dà ai protagonisti del libro la forza per andare avanti nella vita. È un dolore che cambia e che offre una possibilità di conoscenza”.
Nel 2009 esce “Comallamore” ultimo lavoro di Ugo Riccarelli, scrittore che davvero vale la pena conoscere se si vuole assaporare una narrativa “rotonda e perfetta”.

Loreta Ragone

Nessun commento:

Posta un commento