martedì 30 marzo 2010

"Sten&Lex" - DALLE STRADE ALLE GALLERIE -


















La Street Art irrompe nelle Gallerie. Dopo Banksy, e le recenti quotazioni milionarie a livello internazionale per i suoi lavori di “guerrilla art”, anche la scena artistica italiana apre i battenti a due street artists: Sten&Lex. La mostra sarà esposta presso la galleria “CO2 contemporary art” fino al 30 aprile e rappresenta la loro prima personale ufficiale sotto un unico tag. Oltre alla provenienza romana, nulla si sa dell’identità della coppia rimasta rigorosamente anonima, condizione fondamentale per chi fa arte illegale.
I due artisti sono gli ideatori della cosiddetta “Hole School”, una tecnica dello stencil che utilizza la carta velina più resistente sui muri e la mezza-tinta ottenuta attraverso immagini composte da punti, pixel e linee che conferiscono una visione a più strati a seconda della distanza da cui si osservano: da vicino l’immagine appare astratta, allontanandosene invece si configura in tutta la sua interezza ed appare sempre più realistica e viva.


Proprio per queste innovazioni nel 2008 furono invitati a Londra da Banksy in persona, che aveva affittato un tunnel di Waterloo Station per uno show di due giorni, il “Can’s Festival”, dove i più grandi artisti di strada si esibivano dal vivo: “La Santa” di Sten&Lex fu dipinta a fianco al “Buddha” dell'artista di Bristol davanti a 56 mila persone. Da quell’episodio anche le quotazioni dei loro lavori sono schizzate vorticosamente alle stelle.
Gli inediti presenti in galleria partono dallo studio del soggetto recuperato dagli archivi fotografici storici dell’Italia degli anni ’60 e ’70, e rappresentano una tappa successiva nel work in progress della coppia. La nuova tecnica utilizzata è quella dello “Stencil-Poster”, che si sviluppa in tre passaggi fondamentali: parte da una rielaborazione dello stencil applicata su poster, in seguito sintetizzata nella pratica del decollage alla Jaques Villeglé o alla Mimmo Rotella, una volta essiccata la colla, dando vita all’opera finale e configurandole un segno tanto primitivo quanto invecchiato. Il segno del tempo su queste figure diventa un passaggio obbligato. Ogni opera di strada (sebbene qui in veste da casa) deve deteriorarsi, invecchiare, scomparire, più velocemente di ogni altra forma d’arte. È una questione di supporto e di intemperie. «Sono tracce che vivono per morire».



Lina Rignanese

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. la prima e la terza foto sono state gentilmente concesse da
    courtesy CO2 contemporary art

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