domenica 14 marzo 2010

"INTRODUB"

















Musica e sociale. Il connubio nasce spontaneo se in una serata dedicata alle morti sul lavoro si chiamano i 24grana a riscaldare gli animi del centro sociale Acrobax (ex-cinodromo). Ad aprire la serata è la cantautrice romana Giulia Anania, accompagnata sul palco dal chitarrista Max Trani e dal batterista Filippo Schininà. Voce rotonda e graffiante, con sonorità che si rifanno al folk-rock indipendente americano ed ai cantautori italiani. Attualmente è in fase di ultimazione il suo album d’esordio con la produzione artistica di Daniele Sinigallia e Filippo Gatti. Una promessa.
Il live dei 24Grana inizia con alcuni pezzi dell’ultimo album “Ghostwriters” (2008), lavoro con cui la band vince il premio come migliore album indie-rock al Meeting delle Etichette Indipendenti (MEI) del 2008, oltre al premio PIMI come miglior gruppo. L’attuale formazione vede Francesco Di Bella (chitarra e voce), Armando Cotugno (basso), Renato Minale (batteria), Giuseppe Fontanella (chitarra). Il nome si riferisce alla moneta in uso nel regno di Ferdinando d’Aragona, moneta povera, a sottolineare il legame tanto con la tradizione partenopea quanto la vicinanza a una cultura che al denaro dà poco valore. La band napoletana si forma nella metà degli anni’90, un periodo di fermento sociale e culturale che trova la sua dimensione musicale più propizia nelle posse e nel dub. Caratterizzati da uno stile variopinto che va dal rock-new wave al psychedelic-blues, dal dub al reggae, passando dal pop, e tenuti insieme dal filo rosso dei testi poetici e intimisti. Una carriera prolifica con sei album da studio e tre live, caratterizzati da una pulsione al cambiamento e dal rifiuto a presentarsi uguali a se stessi. Sonorità dub nel loro primo album “Loop” (1997). Un rock scuro, dai toni aspri e rabbiosi in “Metaversus” (1999), album che la rivista “Il Mucchio Selvaggio” ha annoverato tra i 100 dischi più importanti della storia italiana di sempre. In “K-Album” (2001) i tonisi pacano, accentuando l’aspetto melodico e malinconico dei brani. “Underpop” (2003), nel quale molti testi sono in italiano, è il loro album più pop. “Ghostwriters” (2008) lascia alle spalle l’irruenza degli anni giovanili, e il sound si fa più calmo, avvolgente e passionale. Volendo inquadrare i 24Grana, occorrerebbe pensare al “melting-pop”, ovvero all’idea anglosassone di commistione e integrazione tra spinte culturali differenti.

Lina Rignanese

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