venerdì 6 maggio 2011

VITA DA FREELANCE

Vita da freelance
I lavoratori della conoscenza e il loro futuro
Dario Banfi
Sergio Bologna
Feltrinelli
Pagine: 288
Prezzo: Euro 17,00








Chi sono i freelance? Come si organizzano? Come si rapportano con il mondo esterno? A questi e ad altri interrogativi rispondono Dario Banfi e Sergio Bologna nel libro ‘Vita da freelance’.
La parola ‘freelance’ significa propriamente ‘soldato di ventura’, ‘mercenario’. Oggi per estensione il termine indica la categoria dei lavoratori autonomi, dei precari, quelli dei call-center, dei contratti a termine o a progetto, il popolo delle partite iva, i giornalisti sottopagati o non pagati e tutti quei ‘brain workers’ (lavoratori della conoscenza) che oggi fanno fatica a emergere e a farsi pagare per le prestazioni concesse. Sono i cosiddetti lavoratori indipendenti “di seconda generazione”.
Nella confusione mediatica e politica si tende, spesso ed erroneamente, a includere nella definizione anche quei lavoratori non subordinati di “prima generazione”: coltivatori diretti, commercianti, artigiani, professioni liberali protette da ordini.
Ecco, la distinzione più evidente tra le due “generazioni”, appare essere quella legata alla rappresentanza politica, sindacale o professionale (albi o ordini). I freelance sono completamente lasciati allo sbaraglio: non ci sono forze politiche né sindacali che abbiamo realmente capito l’importanza di farsi portavoce di questa marea di gente – per lo più giovani al primo lavoro –, né di portare avanti una battaglia per la riconquista di quei diritti che per un lavoratore dipendente risultano, invece, essere basilari e sacrosanti.
Quella che è una parte dei lavoratori di oggi, e che si appresta a diventare la maggioranza nel futuro, vuole il pieno riconoscimento di un sistema di protezione sociale che garantisca i diritti fondamentali di maternità, di malattie, di ferie pagate, di disoccupazione, di pensione.
In questa situazione di vuoto rappresentativo, che dimostra l’ennesimo ritardo del nostro Paese rispetto agli esempi esteri presi in esame nel libro (Inghilterra, Francia, Germania, USA), i due autori vedono come indispensabile, oltre che come naturale sviluppo, l’autorganizzazione, la coalizione, il farsi portavoce di se stessi, uniti trasversalmente nella moltitudine delle categorie coinvolte. Solo nella conquista della parità dei diritti (con i lavoratori dipendenti) il freelance potrà essere libero di scegliere se essere flessibile oppure stabile e subordinato. Flessibilità non può essere sinonimo di precarietà. Non si costruisce il futuro dei singoli o di una Nazione sulla precarietà, di contro, lo si abbatte sul nascere.
“Non resta che unirsi” – sentenzia Banfi – e ridare nobiltà e decoro costituzionale al Lavoro oggi reso degradante e viziato.

Lina Rignanese

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