giovedì 26 maggio 2011

SCREAM 4

Il cinema horror ha da sempre collegato il fattore dello spavento con quello della sorpresa, punto d'incontro di questi due stati d'animo è sicuramente l'urlo; il grido, nato dal nostro più profondo, echeggia nei corridoi di un hotel, nelle sale d'attesa di un ospedale o in stanze affollate di adolescenti rumorosi che non odono con il loro orecchio la paura proveniente da chi, invano, cerca aiuto in sguardi anonimi.
“Scream 4” è l'ultimo lavoro del maestro del grido Wes Craven ideatore e regista di una delle più fortunate saghe horror degli anni Novanta che ha “allietato” le caldi e lunghe notti estive di chi, piuttosto che uscire con gli amici, non aspettava altro che l’inizio di Notte Horror.

Ritorna Ghostface, il killer che ha terrorizzato la tranquilla cittadina di Woodsboro e lo fa mettendo in mostra le sue armi migliori, quelle che da sempre hanno caratterizzato il suo personaggio, ossia: un bel coltello affilato e… un telefono cellulare. Lo scenario che Craven ci presenta è pressappoco lo stesso che ha caratterizzato i primi tre film: l’inizio (o meglio la ripresa) di omicidi seriali, una serie di indagini per portare alla luce il vero volto di Ghostface e il classico finale, quello a cui non avevi minimamente pensato e che rende chiara tutta la trama. Ritorna la protagonista dell'intera saga, Sidney Prescott (Neve Campbell) la quale, nel presentare il suo primo libro si trova nuovamente faccia a faccia con chi ha tormentato le sue notti di adolescente, con chi è stato al centro dei suoi incubi peggiori; anche questa volta Syd sarà affiancata da Dewey Riley (David Arquette) il polizziotto un po' impacciato ora divenuto sceriffo e ovviamente non poteva mancare la famosa scrittrice Gale Weathers (Courteny Cox); insieme i tre proveranno a salvarsi dalla lama di Ghostface e a salvare la vita degli ignari adolescenti di Woodsboro.

Oltre al già citato coltello e telefono cellulare, Craven pensa bene di inserire, adattandosi alla generazione del 2.0, una nuova arma a disposizione del cattivo di turno: la telecamera. In questo episodio, infatti, l'assassino ricorrerrà all'uso dell'occhio artificiale per filmare le sue vittime con l'intento di riuscire a girare l'horror perfetto seguendo gli stereotipi chiave del genere. Anche questa volta, però, Craven mischierà un po' le carte, distoglierà l'attenzione su alcuni personaggi e ne metterà in luce altri con l'obiettivo di fuorviare lo spettatore e farlo arrivare il pù tardi possibile a chiudere il cerchio e sbrogliare così la trama del film; si può ben dire che anche questa volta il regista è riuscito nel suo intento, difatti fino alle ultime battute il “vero” killer rimarrà sempre nell'ombra. Bella anche l’idea iniziale del regista che si diverte non poco con lo spettatore, facendogli assistere a diversi e possibili inizi del film; un Craven che si dimostra un professionista del genere, attento a tutti i dettagli e che ci fa rimpiangere gli anni Novanta targati Notte Horror.

Emiliano Sportelli

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