L'[A]lter è un contenitore senza coperchio. Una finestra sull'underground e sulle controculture.
martedì 1 giugno 2010
Incontro con il funky-rapper "Manu Phl"
Sabato pomeriggio di fine maggio. Pranzo pomeridiano rigorosamente vegetariano. Tra un boccone e l’altro chiacchiero con Manu Phl (aka Emanuele Flandoli). Manu è un funky-rapper venuto da Pisa e trapiantato a Roma. Occhiali da nerd, polo rigata, riccioluti capelli da clown. Musicista a tutto tondo: bassista, una passione per il synth e l’elettronica, suona “tutto quello che gli capita tra le mani” – si legge sul suo myspace. Riesce anche a vestire i panni del produttore per l’etichetta indipendente “Funkynerd”. Dopo un anno, il 2009, ricco di premi e riconoscimenti: vincitore del Da Bomb Underground Skillz e dell'Hip Hop MEI, questo 2010 è all’insegna della ricerca di nuove sonorità. Un anno in studio, insieme alla crew Motherfunkers - Mista C (beat-maker) e Pietro Squoti (seconda voce) -, che porterà ad un nuovo album. Il quarto targato Phl, dopo le due autoproduzioni “Se Sopravvivo” (2004), “Demodè” (2006) e l'ultimo “Indole indolente” (Funkynerd - 2009).
D: Tanto per iniziare, quali sono le tue influenze musicali?
R: Gaber, Prince, Caparezza e Turi, sono i miei quattro "nonni" musicali.
D: L’hip hop in Italia è stato spesso definito una “nicchia”. Cosa ne pensi?
R: Direi che è una nicchia estremamente ben definita, nel senso che esiste, è ormai una realtà, un genere affermato. Ha i suoi media, le sue riviste specializzate, i suoi critici, i suoi festival, ma contemporaneamente è un mondo fermo, non si sta più espandendo. Chi è nella nicchia vive con la disillusione che non si andrà oltre quei confini di genere. Io con la mia musica sono sempre stato in bilico. Un piede dentro e uno fuori. Per questo nasce il progetto Motherfunkers del nuovo album. Bisogno di espansione. Un po’ di aria fresca.
D:Esiste, secondo te, una “scuola romana”?
R:Esistono due correnti, più che una scuola romana. Una, nella quale mi metto anch’io, scanzonata e dai toni allegri, ma non meno impegnata a livello contenutistico, semplicemente c’è un approccio distaccato e ironico verso la realtà. La seconda, caratterizzata da suoni più cupi e tematiche che esplorano i problemi sociali e quotidiani. L’altra differenza tra le due realtà hip hop riguarda l’approccio verso il mercato: più aperti al contagio i primi, mentre i secondi restano fieramente ancorati al mondo underground.
D:Qual è il rapporto della capitale con gli artisti outsider?
R:Roma funge da raccoglitore soprattutto per artisti del Sud Italia e della provincia in genere. Io sono toscano, vengo da una piccola città, e credo che oggi le energie creative più fresche vengano proprio dalla provincia (penso a artisti provinciali estremamente innovativi come Smania Uagliuns e Carnicats), mentre il sound della città si è un po' fossilizzato, essendosi chiuso in se stesso.
D:Hai dei progetti futuri?
R:In progetto c’è un disco nuovo, nato dal lavoro insieme al collettivo Motherfunkers, che vedrà la collaborazione di artisti provenienti da altri generi musicali. Sulla parte produttiva e distributiva ci sono ancora delle trattative in corso, per ora non dico nulla.
D:Rispetto ai tuoi lavori precedenti, cosa avrà di nuovo il prossimo album?
R:Sarà sicuramente un disco con una più ampia espansione sonora. Un disco che guarda oltre i confini dell’hip hop per aprirsi al reggae, al soul, al rock, all’elettronica. Ci saranno, inoltre, delle collaborazioni con artisti provenienti da altri generi musicali (anche di questo per ora non parlo, sono accordi in progress). I testi manterranno la vena ironica/satirica, ma con un tono meno pessimista rispetto ai precedenti. Introdurrò i tre brani dell’ultimo album che ritengo più rappresentativi (“Sto peggiorando”, “Detesto ammetterlo” e “La vita mi stressa”), in versione ri-arrangiata e ri-registrata. Li porto con me, dato il miglioramento tecnico e produttivo che ci sta riguardando, anche grazie all'intervento di una produzione esterna. E per di più sarà un disco a quattro mani, con la parte musicale (chitarra, basso, tastiere, percussioni e programmazione elettronica) curata insieme a Marco "MistaC" Paolucci.
Lina Rignanese
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento