di Emiliano Sportelli
Capita a volte di trovarsi di fronte ad eventi inenarrabili, situazioni dove la vita e la morte passeggiano mano nella mano lungo il viale dell’esistenza, dove il rintocco di un orologio segna il lento fluire del tempo che una volta è stato nostro amico. Siamo di fronte a “Il Corvo” opera a fumetti dell’americano James O’Barr che tra il 1981 e il 1989 ci ha regalato una delle storie più affascinanti e tetre al tempo stesso.
In un cupo universo dominato da odio e sangue, dove la legge del più forte è la sola cosa che conta, ecco nascere la storia d’amore tra Eric e Shelly due semplici ragazzi che inseguono il sogno di una vita insieme. Ma purtroppo il loro sogno rimarrà tale, Shelly verrà assassinata da una banda di teppisti e lo stesso Eric farà una tragica fine. Ecco allora che qualcosa si sveglia e viene a bussare alle porte del nostro essere, aprendo uno spiraglio che porta luce in una spirale di ombre. Nell’opera di O’Barr questo spiraglio è rappresentato dal ritorno di Eric dal mondo dei morti che, accompagnato da un corvo (antico traghettatore di anime), inizia la sua triste vendetta nei confronti degli assassini della sua amata, cercando di farsi giustizia in nome del sentimento che ancora lo lega a Shelly. Amore e vendetta divengono così due facce della stessa medaglia e trovano in Eric la loro più alta espressione.
In realtà leggendo il fumetto, l’autore non ci dà spiegazioni precise su ciò che sia davvero capitato al protagonista; alcuni indizi sembrano farci credere che Eric sia davvero morto nello scontro con T-Bird e compagni e che ora voglia la sua vendetta, altri segnali ci inducono a credere che sia riuscito a sopravvivere e che per dolore e disperazione abbia acquisito dei poteri.
“Il Corvo” diviene così un’opera di malinconia, rabbia e sentimento; uno spartiacque tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Esso sembra riflette l’eterno bisogno dell’uomo di cercare un motivo principale alla sua esistenza, rifiutando gli stereotipi che il mondo contemporaneo obbliga a rispettare.
Per alcuni versi la storia di Eric e Shelly richiama una tragica esperienza passata dell’autore, quando a causa di un incidente stradale perse la sua fidanzata che sarebbe diventata, da lì a poco, sua moglie. Dopo anni di silenzio O’Barr decise di esorcizzare il suo dolore rendendolo pubblico e il modo migliore era di cimentarsi nel disegno: “Il Corvo” fu proprio il frutto di questo suo dolore.
Oltre al suo passato travagliato, altra fonte d’ispirazione per O’Barr è stata sicuramente la componente musicale, in particolar modo il movimento post-punk nato in Inghilterra a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Gruppi come Joy Division e Bauhaus divengono ne “Il Corvo” la sua colonna sonora macchiando con tinte scure l’intero panorama del fumetto. Gli albi abbondano infatti di citazioni che rimandano ai testi di Ian Curtis (leader suicida dei Joy Division); tra i personaggi due, Hook e Albrecht, hanno lo stesso nome del bassista e chitarrista del gruppo di Manchester e pezzi come Decades e Komakino fanno da sottofondo per il lettore nella sua scoperta di un nuovo universo; lo stesso Eric, a detta dell’autore, è stato disegnato sulle fattezze di Peter Murphy (cantante dei Bauhaus) e Iggy Pop.
“Il Corvo” si trasforma, in questo modo, anche in un’opera rock mettendo su carta i mali di quegli artisti che in pochi anni hanno contribuito “a scrivere” nuove pagine del libro della musica. L’opera di O’Barr diviene così anche un ottimo pretesto per riascoltare vecchi dischi che ormai avevamo dimenticato.
quanto è dark anni 80 il fumetto...
RispondiEliminaE. Sportelli sei un grande!
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