domenica 28 febbraio 2010

La lettera degli universitari e ricercatori "viola"












Di seguito la lettera che studenti universitari e ricercatori "viola" hanno indirizzato al Presidente della Repubblica Napolitano.

«Illustre Presidente della Repubblica,

il nostro Paese sta vivendo una fase critica di lotta interna che vede contrapposte le forze politiche in uno scontro che rasenta l’aggressione fisica e non invece disponibili ad un confronto dialettico costruttivo. In Parlamento e nei pubblici dibattiti, l’avversario politico è visto più come un nemico da annientare che come un soggetto con il quale instaurare un dialogo efficace per governare seriamente e serenamente il Paese. La società è spaccata. Si è perso il senso dello stato costitutivo di ogni paese democratico. Stato inteso come unica entità, unico organismo vitale in cui ogni parte funziona in sinergia armonica con le altre per il pubblico interesse, nel rispetto delle diversità sociali, culturali, sessuali e religiose.

Siamo gli studenti di oggi e i lavoratori, forse, di domani. Siamo i giovani precari, neo-laureati, ricercatori. Noi che rappresentiamo il futuro dell’Italia, vediamo un Paese divorato dalla corruzione e stretto nella morsa soffocante di una tribbia economica che non lascia intravedere altro futuro, se non all’estero. La situazione non lascia scampo. Le classi sociali meno abbienti sono sempre più vessate, la classe media s’impoverisce sempre di più, i licenziamenti dei lavoratori sono all’ordine del giorno (Alcoa, Eutelia, Termini Imerese). In questo contesto, l’interesse della cultura e l’istruzione è diventato sempre più marginale, ne è prova lo smantellamento progressivo della scuola, dell’università e dell’editoria. In questa drammatica e caotica situazione, tuttavia, il governo è più impegnato a risolvere celermente le beghe giudiziarie di qualcuno, piuttosto che lavorare nell’interesse comune, portando l’Italia fuori da questa crisi il prima possibile.

Al di là di tutto ciò, sono continui, dannosi, pericolosi, gli ormai spacciati attacchi ai principi e ai valori sanciti dalla Carta Costituzionale, che rappresentano le fondamenta della nostra democrazia. È in corso un vero e proprio tentativo di sovvertimento delle regole. Eclatante è l’attacco al principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3, secondo cui, tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. Lo dimostrano i ddl sul processo breve e sul legittimo impedimento. Il legittimo impedimento, come è noto, consente al premier di giustificare la sua assenza nei processi che lo vedono imputato, qualora le udienze coincidano con impegni istituzionali. Il codice di procedura penale di per sé, già contempla una legge del genere, ma per il ddl presto votato recentemente alla Camera, si prevede che sia lo stesso Consiglio dei Ministri ad accertare che l’impedimento sia continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni governative, così da indurre il giudice a rinviare il processo a udienza successiva. In questa prospettiva è il Presidente del Consiglio stesso che si arroga il diritto di giustificare la sua assenza all’udienza in questione per “legittimo impedimento” facendo ricorso ai suoi poteri istituzionali. In tale eventualità, nei confronti del Presidente del Consiglio non si applicherebbe lo stesso parametro di uguaglianza davanti alla legge che invece si applica per tutti i comuni cittadini.

Ci rivolgiamo quindi a lei, signor Presidente della Repubblica, invitandola con forza a non firmare questa legge-vergogna che attenta ai principi costituzionali, democratici, etici e civili della nostra società. Le chiediamo perciò di rimandarla alle Camere nel rispetto della Costituzione di cui lei è il sommo garante.

Studenti e ricercatori viola»

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