venerdì 26 febbraio 2010

LA STORIA SIAMO NOI

















Piazza d’Italia
dal romanzo di Antonio Tabucchi
regia Marco Baliani
Produzione Teatro di Roma
con Patrizia Bollini (Asmara), Daria Deflorian (Esterina), Gabriele Duma (Garibaldo I, Garibaldo II, ) Simone Faloppa (Ottorino, Melchiorre), Renata Mezenov (Anita,Zelmira), Mariano Nieddu (Plinio, Gavure), Alessio Piazza (Apostolo Zeno, Don Milvio), Naike Anna Silipo (Esperia), Alexandre Vella (Quarto, Volturno, Venerio)
scene e costumi Carlo Sala
assistente scene e costumi Roberta Monopoli
Musiche Mirto Baliani
drammaturgia Maria Maglietta

Piazza d’Italia, s’inserisce nell’ambito delle iniziative dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia e fa parte del progetto “Fratelli d’Italia”, il cui secondo episodio “La Repubblica di un solo giorno” sarà presentato al Teatro Festival di Napoli.


Una casacca rossa. Uno sparo. L’uomo con la casacca rossa viene avanti, barcollando. Cade all’indietro, di lato. Facce solcate, braccia temprate a sorreggerlo in un sincronico e sussultante movimento corale… Inizia con una morte lo spettacolo di Marco Baliani e termina con la stessa. Un gioco rotondo, passionale, fatto di Storia. Quella che, appunto, s’intreccia tra i paesani di un Borgo toscano e le grandi vicende dell’Italia, dall’unità fino agli anni 60. Al centro della narrazione vi è una famiglia, di fede garibaldina, vividamente resa nel suo susseguirsi generazionale. I personaggi vengono delineati con le pennellate fugaci e sfumate del ricordo, così nonni e nipoti, padri e figli, si confondono in un ritorno di fatti, in una ciclicità, a tratti magica, che rimanda alla famiglia Buendìa della marqueziana Macondo. La ciclicità è ovunque, dal girevole box nero al centro della scena, agli attori che escono per poi rientrare con un personaggio diverso, dal calesse che trasporta i caduti, alla profezia di fatti futuri, dalle lotte contro i regali a quelle di classe. Un altro elemento di questo “dramma di narrazione” è la coralità dei personaggi: ogni figura agisce come singolo tassello di un disegno più grande, come le acque del fiumiciattolo che confluiscono in mare, diventando esse stesse mare, così la storia dei singoli si fonde con quella collettiva, in un’azione corale che porta alle rivoluzioni o alle evoluzioni della Storia… Lasciando l’India, suggestiva cornice da archeologia industriale, si fa avanti la sensazione nostalgica di un’azione storica che io e la mia generazione non abbiamo vissuto, a rendere ancora più estraneo questo presente in cui sembra che la Storia la facciano in pochi e ai tanti, invece, non resti che il misero dispiacere di subirla.

Lina Rignanese

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