In Italia ci cono circa 100.000 bambini figli di genitori omosessuali. Secondo una ricerca del 2005, condotta da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni hanno almeno un figlio.
Silvia Manzani (giornalista ed educatrice dell’infanzia) nel suo libro ‘Figli di uno stesso sesso – Abbattere le barriere educative nei confronti delle famiglie omogenitoriali’ (Fernandel ed.) prova a entrare nel mondo di queste nuove famiglie.
Come crescono i bambini con padri gay o mamme lesbiche? Come vivono la loro diversità nei servizi per l’infanzia? E soprattutto come devono porsi gli adulti di fronte a loro e ai loro genitori?
Nonostante gli unici studi scientifici pubblicati dimostrino come la capacità genitoriale non sia legata all’orientamento sessuale (American Psychological Association, 2004), né che l’identità del bambino, l’emotività, la salute psichica, lo sviluppo morale e fisico, la sua capacità interattiva con il mondo esterno siano influenzabili dal fattore sessuale della coppia (American Civil Liberties Union, 2006). Dunque, dinanzi all’assenza di fondamenti scientifici, i critici mettono in campo illazioni basate su pregiudizi sociali. Ad esempio, la difesa a spada tratta del diritto ‘naturale’ detenuto dalla sola famiglia classica, con i ruoli fissi e immutabili di ‘madre’ e del ‘padre’, tiene conto più della forma che non del contenuto. L’autrice afferma in un’intervista: “Ogni bambino nasce in modo naturale, poi chi lo cresce, chi lo educa è un altro discorso. Inoltre, se c’è una buona relazione, se c’è una crescita lineare e c’è l’amore un bambino cresce benissimo”.
I detrattori si accaniscono, inoltre nel rendere impossibili in Italia i due iter indispensabili a procreare per una coppia omosessuale: la fecondazione assistita per le lesbiche e la madre-surrogato per una coppia gay, oppure l’adozione. Quest’ultima appare la strada più complicata. In Italia, nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia sancito nel Gennaio 2008 che anche gli omosessuali hanno diritto ad adottare un bambino, la legislazione è ferma alla legge n.184 del 1983 che prevede l’adozione solo per coppie sposate da almeno tre anni. Evidentemente in assenza del riconoscimento dei matrimoni omosessuali anche l’adozione appare lontana dall’attuazione. L’unico modo per adottare sarebbe quello di trasferirsi all’estero. E sempre fuori dal nostro Paese si deve rivolgere una coppia lesbica o gay per intraprendere l’iter di procreazione all’interno di cliniche private specializzate. Il tutto naturalmente con un dispendio di tempo e denaro che rivelano un privilegio di classe.
Quali sono le difficoltà che un bambino figlio di genitori dello stesso sesso deve affrontare per essere accettato a scuola o nella società?
L’ostacolo più grosso è rappresentato dagli stereotipi e dai pregiudizi di una società, quella italiana, piuttosto chiusa e poco recettiva dinanzi alle evoluzioni sociali.
Si legge in quarta di copertina del libro: “Siamo sicuri che celebrare la festa della mamma o del papà in un nido d’infanzia sia una scelta azzeccata?” La realtà presenta modelli familiari che vanno ben oltre quello classico: nella società esistono da tempo famiglie formate da due papà o da due mamme, esistono anche quelle di mamme che crescono da sole il loro figlio oppure di genitori adottivi. Da questa varietà di famiglie, l’uso del plurale diventa rigoroso e necessario in termini lessicali e pedagogici.
La scienza pedagogica tuttora non si è ancora posta delle domande e quindi dato delle risposte sulla questione. Molte educatrici, assistenti sociali, insegnanti devono improvvisare metodologicamente. Ad esempio, nel libro Silvia Manzani ha intervistato due educatrici di Casalecchio di Reno (BO). Loro hanno inventato la “festa delle famiglie” al posto della festa della mamma o del papà. Un altro metodo che viene fuori dalla ricerca è quello di usare testi, libri dove non ci sia la solita famiglia mamma-papà, ma dove vengano presentati anche altri diversi tipi di famiglie.
Due buoni metodi per far entrare questa e altre diversità nella testa dei bambini e quindi delle future generazioni. Una rivoluzione culturale, dunque, che partirebbe dal basso e dai bambini e ci proietterebbe in una dimensione sociale più etica e civile.
Rimanendo in ambito di coscienza civile e sociale, in molti Paesi europei la situazione è ben più avanzata. A me ha molto sorpreso la naturalezza con cui in Olanda (uno dei Paesi europei più gay friendly e più civili) nell’edizione 2007 del ‘Kinderen voor Kinderen’ (il corrispondente olandese del nostro Zecchino d’Oro) un bambino, figlio adottivo di una coppia gay, ha presentato una canzone in cui esprimeva il suo orgoglio nell’avere due padri che gli vogliono bene. Tanto per fare una comparazione con il nostro Paese, quello stesso anno il festival canoro nostrano è stato vinto da un brano, a mio dire, sempliciotto e iper-buonista-disneyano dal titolo ‘Ma che mondo l’acquario’. Come dire a ognuno il futuro che gli spetta.
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FAMIGLIE ARCOBALENO: ASSOCIAZIONE GENITORI OMOSESSUALI
L’Associazione nasce nel 2005 e s’impegna a tenere alto il dibattito politico e sociale per quel che concerne la normativa a tutela dei diritti dei figli delle coppie omosessuali. Nel 2008 ha presentato una proposta di legge sull’assunzione di responsabilità genitoriale (art. 290-bis Titolo VII del Codice Civile) per la tutela dei figli delle coppie omogenitoriali e in particolare dei diritti e doveri del co-genitore, ad esempio in caso di morte prematura del genitore legale.
L’associazione è presente in tutta Italia e offre servizi di supporto psico-giuridico e didattico per famiglie ed educatori scolastici, oltre alla promozione di attività culturali e di spazi d’incontro per famiglie e bambini.
Qui il testo della Proposta di legge n.1206:
http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/3039
Questo invece il Disegno di legge n.2263 sulla Riforma del Diritto di famiglia:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=00514827&part=doc_dc&parse=no
Lina Rignanese
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