Finalmente qualcosa nel cinema riprende a muoversi, dopo un lungo periodo estivo dove le buone pellicole sono state una vera rarità, ecco che ci pensa il regista J.J. Abrams a restituire alla “settima arte” una nuova luce, arricchendo con un piccolo capolavoro il suo repertorio già, comunque, di un certo spessore.
Parliamo ovviamente di “Super 8”, pellicola diretta appunto dal quarantacinquenne newyorkese, ma forgiata dall'unico ed indiscusso Steven Spielberg.
Siamo nell'estate del 1979 ed un gruppo di ragazzini con la loro fedele super 8, lavora alla realizzazione di uno zombie movie; proprio durante le loro riprese, i giovani si ritrovano coinvolti in un incidente ferroviario che riescono, quasi per caso, a filmare; da lì in avanti nella loro cittadina cominciano ad accadere una serie di eventi inspiegabili: automobili ed elettrodomestici che spariscono, persino gli animali sembrano impauriti; ed il colpevole? Una creatura malvagia che tenta con strani mezzi di distruggere la città, o forse qualcuno che è rimasto prigioniero sulla Terra e cerca soltanto di far ritorno a casa?
Il film è un crescendo di emozioni: drammaticità, humour, violenza e sentimento fanno da cornice all'intera pellicola di Abrams il quale, ha la grande idea, sempre dietro consiglio di Spielberg, di dar voce ai più piccoli, a coloro che hanno ancora tutto da imparare, che agiscono seguendo il loro istinto d'avventura e soprattutto il loro cuore e che, proprio per questo, diventano i più adatti per una “missione” di questo tipo.
Sì perché in “Super 8” nonostante Spielberg sia segnalato solo come produttore, risulta chiara la sua aura di mistero e magia che ha da sempre contraddistinto le sue opere cinematografiche.
L'errore poteva soltanto essere uno, quello di ricadere in un “già visto” (alcune scene del film richiamano per certi versi il più celebre E.T.), ma per fortuna così non è stato; Super 8 è senza ombra di dubbio un film degno di nota, un'emozionante ritorno all'età infantile, quando tutto ci sembrava possibile perché eravamo noi gli unici protagonisti.
Emiliano Sportelli
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