venerdì 25 marzo 2011

L'ITALIA INCOMPIUTA












Può una piccola cittadina ospitare uno stadio di polo la cui capienza supera, probabilmente, il numero di abitanti e dove l’unico polo di cui gli abitanti abbiano mai sentito parlare è un capo d’abbigliamento? Può una diga essere costruita senza la necessità di contenere grosse quantità d’acqua, per di più in una terra a rischio desertificazione? Può un ponte nascere e morire in mezzo al nulla? Può una piscina olimpionica essere costruita e poi lasciata marcire perché gli ingegneri hanno fatto male i calcoli? Ebbene sì. Succede nell’Italia del cemento fantasioso e delle opere incompiute e inutili.
Questa è la realtà raccontata da Benoit Felici nel documentario ‘Unfinished Italy’, opera prima nata come lavoro di diploma alla scuola di documentario Zelig di Bolzano, già vincitore quest’anno del premio studenti al festival d’Angers, presentato nei giorni scorsi al RIFF di Roma.
Al centro sono le rovine, aborti edilizi voluti già morti dalle classi politiche interessate a spendere e a trattenere denaro pubblico per la cricca, piuttosto che a costruire con criterio e per la collettività.
Non si tratta di un documentario di denuncia, il regista, infatti, va oltre l’indignazione che tali scempi suscitano. Si supera lo sdegno e si cerca di presentare coloro che quotidianamente convivono con gli eco-mostri, e che cercano di riutilizzare quei siti, riappropriandosi del territorio.
Questi non-luoghi sono rovine nate rovine, posti senza passato e, al tempo stesso, senza futuro. Opere pubbliche venute su con lo stigma dell’archeologia (sebbene la polvere e l’incompiutezza non derivino dal passare del tempo, ma dall’incuria umana), e come ‘bene d’interesse’ andrebbero trattate, valorizzate e rese fruibili nel presente. Questo è il punto di vista di un gruppo di artisti milanesi, gli Alterazioni Video, che hanno presentato un progetto basato sull’apertura, per l’appunto, di parchi archeologici nei pressi di queste rovine criminali. Nel video si vedono anche le proposte che alcuni studenti di Architettura di Napoli hanno inviato per la riqualificazione dei posti, con tanto di simulazioni a volte surreali, a volte imperniate di un tocco impressionistico.
D’altronde, la convivenza con questi aborti edilizi già avviene, per così dire, naturalmente da parte della comunità che ci vive a contatto. Una sezione dello stadio di polo, ad esempio, viene riutilizzato per gli allenamenti della locale squadra di calcio di ragazzi, oppure il ponte mai terminato e che è diventato una casa giardino con tanto di orto biologico, grazie alle cure di una famiglia che non ne voleva sapere di vedere il proprio paesaggio deturpato da quell’infrastruttura monca. E ancora, il pastore apocalittico che parla dell’imminenza della fine del mondo e che porta il pascolo tra sterminati campi di cemento.
Un lavoro d’esordio davvero egregio, sia per la tematica trattata, sia per gli accorgimenti tecnici. Brillante la fotografia grandangolare curata da Bastian Esser: meraviglioso il fermo immagine con una porzione di cielo azzurro, con nuvoli soffici che corrono veloci, incorniciata dal grigio immobilismo dei pilastri della piscina olimpionica. Poetiche appaiono le scene con i ruderi avvolti dalla vegetazione e questa, si sa, non chiede certo il permesso per crescere.
Un viaggio, dunque, nel Belpaese meno bello, praticato con una lente lungimirante e senza il velo della malinconia. A tratti è un inno alla bellezza romantico-decadente e alla vita che potrebbe nascere da quei ruderi. E come scrisse il citato Marc Augé: “Le opere incompiute hanno la bellezza di ciò che avrebbero potuto essere. Di ciò che non esiste ancora. Di ciò che un giorno forse ci sarà”.

Lina Rignanese

2 commenti:

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  2. Premiato alla decima edizione del RIFF con due riconoscimenti significativi:

    ATTESTATO “ECO-REGISTA” DEL GECOFILMFEST
    “Unfinished Italy” di Benoit Felici (Italia)

    MIGLIOR FILM DOCUMENTARIO ITALIANO
    “Unfinished Italy” di Benoit Felici

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