martedì 22 marzo 2011

DYLAN DOG - Il film













Le aspettative erano tante. Vedere finalmente una delle punte di diamante della Bonelli Editore (casa editrice di punta in Italia e all'estero nel mondo del fumetto) proposta sul grande schermo era un'occasione che si aspettava da tempo. Dylan Dog era forse il personaggio che più si adattava a comparire su pellicola; dopo quasi trent'anni di pubblicazioni cartacee in edicola, dopo numeri su numeri (siamo ormai al 295), dopo storie che ci hanno messo i brividi, che ci hanno hanno fatto sognare e, a volte, far scendere qualche lacrima, ecco che oggi, purtroppo, ci troviamo di fronte ad un flop.
Il perchè è molto semplice, anzi a dirla davvero tutta, di perchè se ne trovano parecchi: la scelta del cast, la storia in sé (una sceneggiatura che personalmente ha diversi punti deboli) ed infine l'assenza di figure chiave, magari non per volere dei produttori o del regista, ma che, comunque, danneggia molto il film.
Ma partiamo dall'inizio, dall'ottobre del 1986, in edicola esce “L'alba dei morti viventi” (stavolta Romero non c'entra niente) il primo albo di Dylan Dog, il tenebroso indagatore dell'incubo, partorito dalla mente di Tiziano Sclavi. Da allora, come detto, “old boy” ha accompagnato lettori di tutte le età e continua ancora, mese per mese, a prenderli per mano e a far conoscere ogni volta una piccola parte di sé.
La scelta del regista Kevin Munroe è invece da rivedere: ambienta la sua storia negli Stati Uniti, nel fumetto di Sclavi, invece, Dylan Dog vive a Londra ed ha la fobia di volare, quindi è incomprensibile che si trasferisca negli States; la scelta poi di far interpretare il protagonista a Brandon Routh, un palestrato che fa a cazzotti con demoni e vampiri uscendone sempre illeso, è stata troppo azzardata, anche per il fatto che Dylan nel fumetto è un antieroe vero e proprio, un buono con lati negativi, sono queste le sue peculiarità; nel lavoro di Munroe, invece, Dylan ci appare come il classico belloccio un po' impacciato e pieno di sé.
Nel film anche un piccolo omaggio a Tiziano Sclavi, un vampiro porta infatti il suo nome, ma niente di più.
Ed infine dov'è Groucho? (per chi non lo sapesse, parliamo del suo folle assistente sempre pronto a far battute, un pazzoide disegnato sul profilo dell'attore comico Groucho Marx). Quì certo la mancanza non viene né dal regista, né dalla produzione; infatti i diritti d'immagine del comico sono nelle mani dei familiari, che purtroppo per noi, sono molto restii a concederli. Nel film la parte dell'assistente di Dylan Dog è affidata ad un ragazzo/zombie pieno di spirito, la scelta personalmente non dispiace, ma è sicuramente troppo poco.
Tirando le somme il film diventa solo un'americanata, che fa rimpiangere il detective di Craven Road ai suoi veri fan.
Per cui se potete evitate di andare al cinema a vedere il film, consiglio invece di recuperare qualche bell'albo di Dylan Dog, magari il numero 81, quello sì che è vero spettacolo.

Emiliano Sportelli

2 commenti:

  1. sì, sì, appoggio la campagna di boicottaggio di 'sta americanata!

    davvero! riprendere in mano un buon vecchio albo o al massimo rivedere l'italico 'Dellamorte Dellamore'...

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  2. non l'ho visto sinceramente, ma mi son promessa di non farlo si n da quando vidi il trailer l'anno scorso....mi sorse la stessa domanda: dov'è Groucho??...e poi chi è sto bell'imbusto di attore? Tristezza...

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