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venerdì 14 gennaio 2011
I CONTADINI SFRATTATI DALLA SANTA SEDE
Un nuovo anno cominciato nel peggiore dei modi per i contadini e le loro famiglie che vivono e lavorano in località Acquafredda, periferia ovest di Roma. Per loro è scattata la pratica di sfratto attuata dal Capitolo di San Pietro, che sarà esecutiva tra due settimane.
Nella mattinata del 13 gennaio, una delegazione di contadini e rappresentanti della Federazione dei Verdi, hanno organizzato un sit-in di protesta e (più che altro) di visibilità, presso largo Giovanni XXIII, all’imboccatura di viale della Conciliazione.
Ad accogliere i passanti e i giornalisti accorsi, un banchetto di ortaggi e verdure biologiche, gentilmente donati ai presenti, e un volantino con su scritta, in italiano e in inglese, la lettera aperta destinata a Benedetto XVI, nella quale viene chiesto al Papa: “di incontrarLa per comprendere le ragioni che hanno portato agli sfratti, e cercare di trovare una soluzione più umana e benevola”.
Il terreno in questione, di proprietà della Chiesa, è stato da oltre cento anni regolarmente occupato, gestito e coltivato da quattro generazioni di contadini, sempre puntuali nei pagamenti d’affitto – dicono i protagonisti. “La cosa che fa più rabbia” – afferma Anna – “è che nessuno si è degnato di darci una spiegazione. Siamo decine di famiglie che ad Acquafredda vive e lavora da sempre”. Continua, rivelando l’incombente preoccupazione: “dove ci manderanno? Qui abbiamo casa e lavoro. In questi tempi bui come faremo senza le terre e le nostre case?”.
Non solo le autorità competenti del Vaticano non hanno dato motivazioni, ma sembrano restii a qualsiasi incontro con i contadini. Insomma, vige il dubbio e lo sconforto. “Il vero motivo è che costruiranno un centro commerciale” – sbotta uno dei manifestanti, che mi si avvicina e sentenzia quest’indiscrezione. Questa, per ora, resta solo una voce di sottofondo, che, però, in mancanza di chiarezza, assume i toni cupi di uno scomodo e nefasto presentimento.
Lina Rignanese
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