sabato 18 giugno 2011

SCUOTE L'ANIMA MIA EROS


Ritorna a Lecce dopo pochi mesi dalla sua ultima visita Eugenio Scalfari, giornalista, scrittore, imprenditore e «filosofo» – così come lo definisce il suo biografo, il professore di Filosofia Angelo Cannatà. Un ritorno che coincide con la presentazione del suo ultimo libro “Scuote l’anima mia Eros” edito da Einaudi, un lavoro per certi versi autobiografico, che indaga sui tormenti e i punti interrogativi dello scrittore stesso. Tema fondamentale del libro è soprattutto l’io, e con esso “Eros” che Scalfari identifica con «il signore degli istinti, il cui padre è l’istinto di sopravvivenza presente in tutti gli esseri viventi. Negli uomini – continua l’autore – questo istinto è l’amore per la vita», il quale si dirama in più vie: «l’amore per sé stessi, l’amore per l’altro e l’amore per gli altri».
Il libro è dedicato al compagno di banco, nonché amico, Italo Calvino, figura di vitale importanza nella crescita intellettuale dell’autore. Parlando di Calvino, lo definisce un “saturnino” cioè un introverso; al contrario Scalfari si identifica come un “mercuriale”, ossia un estroverso, e conclude affermando che entrambi avrebbero sempre sognato di avere il carattere dell’altro.
Punto fondamentale trattato da Scalfari durante il convegno è lo stile usato nei suoi lavori di scrittore che è di tutt’altra natura rispetto ai lavori di giornalista, sia per quanto riguarda gli argomenti trattati che il linguaggio utilizzato: «io non scriverò nei miei libri quello che scrivo da giornalista, per questo mi sono dovuto inventare, ho cercato di diversificare il linguaggio per scrivere di due temi differenti».
Un accenno finale è riservato alle sue passioni di lettore, in particolar modo per Marcel Proust, filosofo molto apprezzato perché trattando il tema della memoria ci fornisce la chiave per capire che cos’è l’identità umana.
Un Eugenio Scalfari che, seppur un po’ avanti con gli anni, esprime idee di alto livello, una grande cura per i dettagli oltre ad uno spirito d’iniziativa degno di un ragazzo di vent’anni.

Emiliano Sportelli

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