sabato 10 luglio 2010

"Meat the Truth". La rivoluzione della forchetta


















Cosa c’entra il consumo di carne con i cambiamenti climatici?
Ce lo spiega il documentario “Meat the Truth - Carne, la verità sconosciuta”. Il film è stato prodotto dalla Nicoolas G. Pierson Foundation e utilizza informazioni scientifiche convalidate dalla FAO (Organizzazione per l’Agricoltura e l’Allevamento dell’ONU), dal World Watch Institute e dall’Istituto per gli Studi Ambientali della Libera Università di Amsterdam. Il lavoro è stato tradotto in 13 lingue e distribuito in 16 paesi.
La versione italiana risale al 2009 ed è stato presentato in concorso a CinemAmbiente, il maggiore festival italiano di cinematografia ambientalista. La Fondazione ha pubblicato anche un libro in inglese “Meat the Truth, Essays on Livestock Production, Sustainability and Climate Change”, uscito il 2 giugno scorso in Gran Bretagna.
Vediamo di cosa tratta il nesso tra carne e clima. L’industria dell’allevamento causa il 18% dell’effetto serra, una percentuale simile a quella dell’industria e maggiore dell’intero settore dei trasporti pubblici e privati (13%).
A cosa corrisponde una così alta percentuale prodotta dal bestiame? È semplice, dagli escrementi e dai gas di digestione (metano soprattutto). Se prendiamo, ad esempio, una mucca da latte che produce 8.000/10.000 litri l’anno, essa emette quotidianamente 500/600 litri di metano, grosso modo quanto un fuoristrada che percorre circa 35 Km (parlando in termini di gas serra).
L’altro grande problema intorno agli allevamenti riguarda la provenienza dei mangimi. La maggior parte dei cereali per sfamare la popolazione di bestiame viene prodotta abbattendo intere foreste pluviali per far posto ai campi agricoli.
I maggiori consumatori mondiali di cereali sono gli animali da bestiame: circa il 40-50% dei cereali in generale, per la soia, invece, si sfora il 75%.
Per produrre 1 Kg di carne occorrono 7 Kg di mais e di soia, con la conseguenza di abbattere centinaia e centinaia di ettari di foresta pluviale.
È senza dubbio un metodo poco efficace per ottenere cibo proteico! Per non parlare delle sofferenze, delle torture e dello stato in cui vivono gli animali da allevamento. E dello stato in cui vive la maggior parte delle popolazioni dei paesi più poveri, nonché produttori di cibo per animali, che soffre quotidianamente la fame.

Secondo gli scienziati, le superficie di terreno per produrre le proteine di origine animale e il relativo dispendio energetico è 10 volte superiore a quello per produrre cibo di origine vegetale.
Previsioni ancor più nere per il futuro. Uno studio della FAO ha, difatti, evidenziato che tra il 1950 e il 2000, la popolazione mondiale è aumentata da 2.600 milioni di persone a 6 miliardi, e la produzione di carne è quintuplicata da 45 a 233 miliardi di Kg/anno. Poiché è previsto che ci saranno 9 miliardi di individui sul pianeta entro il 2050, cosa succederà alla produzione di carne? Raddoppierà fino a 450 miliardi di Kg/anno entro il 2050, e così anche le emissioni di gas serra.
Si è calcolato che un europeo medio nell’arco della sua vita divora 1800 animali circa. Se ogni persona sulla terra facesse lo stesso, si avrebbe un consumo di 132 miliardi di animali al giorno.
Uno studio commissionato dalla Nicolaas G. Pierson Foundation sugli USA, ha sottolineato come, diminuendo il consumo di carne, si può fare la differenza in termini ambientali. Se non si mangiasse carne anche per un giorno a settimana, si avrebbe un risparmio in termini di gas serra pari a 90 milioni di biglietti aerei che volano ogni anno da New York a Los Angeles o viceversa.
Una tale dimensione per un solo giorno a settimana da vegetariano!
Se diamo un’occhiata in cima alla tabella, ovvero per una dieta da vegetariano 7 giorni su 7, si avrebbero circa 700 megatoni di gas serra in meno, sarebbe come eliminare tutte le automobili dal territorio statunitense. Una bella differenza, non c’è che dire!
Non c’è dubbio, si può fare la rivoluzione anche con la forchetta e tra i reparti del supermercato.
Se poi si osservasse la massima di Rajendra Pachauri, premio Nobel per la Pace 2007 e direttore dell’IPCC (Panel Intergovernatico sui Cambiamenti Climatici dell’ONU): “Non mangiare carne, va’ in bici, sii un consumatore frugale”, riusciremmo a fare il massimo delle nostre capacità per la salvaguardia degli animali, dell’umanità e dell’intero pianeta.

Lina Rignanese

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