lunedì 19 luglio 2010

Lo stile schizoide delle Cocorosie a Villa Ada


















“Roma incontra il mondo” e Villa Ada incontra le sorelle Bianca e Sierra Casady, in arte Cocorosie. Il duo americano è arrivato in Italia in due date (18 luglio a Roma e il 19 a Torino) per presentare il nuovo album ‘Grey Oceans’, uscito la scorsa settimana e disponibile nel nostro paese su Sub/Spingo.
Un sound quello di “Coco” e “Rosie” che parte dalle radici del folk americano rivisitandolo con la psichedelia e con strumenti musicali appartenenti ad altre civiltà, come ad esempio, i fiati della cultura Cherokee (della quale le due Casady sono originarie), oppure l’uso di giocattoli, carillon, registrazioni di frasi ripetute, di pianti di bambini, di clacson e di quant’altro venga loro in mente. Fondamentali le due voci: quella di Sierra/Rosie acuta, sottile, “particolare”, quella di Bianca/Coco invece, lirica, potente, profonda. È difficile incanalarle in una definizione, qualche critico statunitense le ha inserite nel movimento del “New Weird America” con influenze dall’hip hop.
Osannate dal pubblico e dalla critica per il debutto lo-fi con ‘La Maison de Mon Rêve’ (Touch and Go/Quarterstick Records 2004), in seguito hanno spesso diviso i critici, almeno i più maliziosi infatti, hanno visto in ‘Noah’s Ark’ (Touch and Go/Quarterstick Records, 2005) un lavoro frettoloso e dettato dalle regole del business piuttosto che dall’urgenza artistica delle autrici. Intanto però, il loro tour faceva tappe mondiali e successo di pubblico. Arriviamo intanto al 2007 e al terzo disco, ‘The Adventure of Ghosthorse and Stllborn’ (Touch and Go/Quarterstick Records), meno lo-fi dei precedenti, più pulito, maggiormente curato e con il linguaggio hip-hop che si è fatto sempre più presente e necessario. ‘Grey Oceans’ continua in questa direzione, lo stile è più affinato e maturo, e riesce nell’intento di esprimersi senza stancare.


Sul palco di Villa Ada “Coco” suona l’arpa e l'organetto, “Rosie” i fiati, giocattoli e vari gingilli. Accompagnate da pianoforte, tastiera, batteria e dal beat-box MC Spleen, che conquista tutta la platea con un a-solo stupefacente di suoni, ritmi, battiti, bassi alla djdjeridu, il tutto con il solo controllo del fiato.
La scaletta predilige il nuovissimo album e il precedente. Scorrono quasi tutte senza pause. Tra le altre, l’intima ‘Grey Oceans’, la sognante ‘Werewolf’, la dolce ‘Raphael’, la hit ‘Lemonade’, l’elettrica ‘R.I.P. burn face’, la ritmica ‘Smokey Taboo’, la divertentissima ‘Hopscotch’, e poi ancora la psichedelica ‘The Moon asked the crow’, una versione techno di ‘Fairy Paradise’…
La potenza dei campionamenti techno e l’effetto strabiliante del beat-box avvolgono le due voci conferendole una dimensione estraniante, con la voce di Coco che trascina insieme all’arpa verso mondi abitati da elfi e fate, mentre dal suo canto Rosie conferisce un tono più metropolitano e al tempo stesso selvaggio, fatto di fiati ululanti, cimbali, percussioni ipnotiche, che trasportano verso distese di praterie e insieme verso strade metropolitane. Coco danza sensuale, completamente rapita dal ritmo, Rosie è più statica concentrata sui suoi mille strumenti.
È uno stile schizoide quello delle due sorelle, e questo ammalia e coinvolge. Vien voglia di salire sul palco, abbracciarle e unirsi a loro con una caffettiera, una bottiglia, un apito… un qualunque aggeggio pur di contaminarsi con la positiva pazzia delle Casady.

Lina Rignanese

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