giovedì 8 luglio 2010

DIARIO DI UNA GIORNATA DI GUERRIGLIA URBANA













Roma, 7 luglio – Una pacifica manifestazione si è trasformata in una guerriglia urbana. In mattinata si sono dati appuntamento in piazza Venezia i 5.000 abruzzesi provenienti da L’Aquila e dai vari comuni del “cratere” colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009. Un corteo molto variegato, con donne, anziani, bambini, associazioni sindacali, artigiani, commercianti, la COISP (il sindacato di polizia), i comitati territoriali, i sindaci di 53 comuni su 59. Nessun simbolo di partito, solo le bandiere aquilane: nero lutto e verde speranza (colori fatalmente scelti dopo il terremoto del 1703 che rase al suolo il capoluogo abruzzese).

Il primo blocco
I manifestanti di “SOS Ricostruzione” avevano programmato di raggiungere in mattinata il Parlamento e nel pomeriggio il Senato, ma polizia e carabinieri hanno sbarrato loro l’accesso, sin dall’imbocco di via del Corso. Qualche spintone per cercare di forzare il cordone armato e sono volati schiaffi sui manifestanti. Colpito anche il deputato Pd Giovanni Lolli.

Il secondo blocco
Dopo la trattativa, il corteo viene fatto sfilare su via del Corso, ma a poche centinaia di metri da piazza Colonna, un cordone ben più robusto di polizia, carabinieri e guardia di finanza in tenuta anti-sommossa, ha sbarrato nuovamente la strada. La tensione sale, qualche spintone contraccambiato da manganellate, due ragazzi vengono feriti alla testa.
“Mi sono trovato davanti, inerme. Non ho detto e non ho fatto nulla, ma mi sono trovato schiacciato tra i pochi che spingevano e quelli che menavano - racconta Marco, che ha la testa fasciata e proprio non si capacita di una così sproporzionata e violenta reazione. “Quello che mi dispiace” – continua – “è che da una manifestazione pacifica venga fuori questa immagine. Non siamo venuti a fare casino, ma solo a rivendicare i nostri diritti e a chiedere aiuti per la nostra città”.










Dopo questo episodio, si cerca la deviazione per via Pietra verso piazza Montecitorio, dove era stata autorizzata un’altra manifestazione, quella degli invalidi. Momenti di smarrimento tra la gente, finché non si decide di ricompattare il corteo tornando indietro in via del Corso e da qui via libera fino a piazza Colonna.

Il Palazzo del Governo è transennato. Il corteo si ferma qui a lungo. Tra i politici presenti, Emma Bonino, Marco Pannella, Pierluigi Bersani, che promette: “L’Aquila è il nostro problema numero uno. Siamo per una tassa di scopo per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto”. Ad unirsi invece ai manifestanti, fino a piazza Navona, Anna Paola Concia, deputata del Pd di origini abruzzesi e l’ex presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane.

Il terzo blocco
Si torna verso piazza Venezia. È tempo di presidiare il Senato, dove si sta discutendo sulla manovra finanziaria e in particolare sul DL 39/2009, il cosiddetto “Decreto Abruzzo”, che costringerà i cittadini del cratere a tornare a pagare i contributi fiscali, nonché a restituire, per intero e in sei mesi, gli arretrati.
Ancora una volta, però, la strada viene sbarrata da uomini in divisa. I manifestanti, però, indispettiti dall’accoglienza loro riservata, riescono a sfondare il cordone e a guadagnare, tenendo le mani alzate, 200-300 metri in via Plebiscito, fino ad un nuovo blocco, con camionette ed altri uomini in tenuta anti-sommossa, nei pressi di Palazzo Grazioli. Qui gli uomini del governo sono barricati dentro per il decreto sulle intercettazioni.
“Vogliamo arrivare a Piazza Navona prima che termini al Senato la discussione sulla manovra economica” - grida al megafono Sara Vegni del comitato 3.32 – “Siamo persone civili e ragionevoli, non ci interessa fermarci davanti a palazzo Grazioli. Il corteo fino a Piazza Navona è autorizzato dalla Questura di Roma. Invece non ci fanno passare”.













Una lunga trattativa e alla fine i manifestanti si convincono a cambiare itinerario e a raggiungere piazza Navona da via delle Botteghe Oscure. Arrivati in piazza, un nuovo cordone di poliziotti sbarra il passaggio che dalla Corsia Agonale porta a Palazzo Madama. Il sit-in dura un’oretta. Ormai la stanchezza si fa sentire. Eppure il microfono continua a dar voce alle richieste dei terremotati: Congelamento di mutui e prestiti, sospensione delle tasse e dei tributi per 5 anni e successiva restituzione in 10 anni senza interessi; garanzie per i disoccupati, cassintegrati e precari; misure per far ripartire le attività economiche e commerciali; un piano di ricostruzione per tutto il territorio; procedure snelle ed efficaci; tutte le risorse economiche necessarie, anche prevedendo una tassa di scopo o un contributo di solidarietà.
“Non chiediamo privilegi, ma diritti” – afferma Mattia Lolli del comitato 3e32 – “I terremotati delle precedenti catastrofi, in Umbria e nelle Marche, hanno ricominciato a pagare le tasse dopo 12 anni al 40%”. “Abbiamo bisogno di un piano di ricostruzione. Non permetteremo che i nostri territori diventino la nuova Pompei”.

In serata, al tramonto, la notizia di un emendamento, ovvero di far restituire tutte le tasse non pagate in questi 15 mesi, rateizzandole in 10 anni anziché in 5. E della ricostruzione? E del miracolo? Qualcosa fa presagire che torneranno ancora in piazza gli aquilani, questa volta tra le macerie che ancora ricoprono il loro territorio. Forse basterà ad evitare i manganelli…

Lina Rignanese

Nessun commento:

Posta un commento