domenica 13 giugno 2010

M.I.A., Gavras e il videoclip della discordia: "Born Free"














Violenti militari contro civili. Ragazzi con la kefiah che lanciano molotov sui blindati. Stato contro dissidenti. Sri Lanka vs le rosse “Tigri Tamil”. Rimandi alle carceri-lager dell’Arizona, Guantanamo, Abu Ghraib. Scritte indipendentiste come “Our day will come” (storico slogan dell’IRA: “verrà il nostro giorno”). La morte di un bambino freddato alla tempia da un soldato. Fuggitivi spappolati da mine antiuomo. Non è un bollettino di guerra, ma il video della canzone “Born Free” di M.I.A. (alias Mathangi “Maya” Arulpragasam) girato da Romain Gavras, figlio di Constantin Costa Gavras e compreso nel terzo album della rapper londinese: “/\/\/\Y/\” (XL Recordings), (si legga “Maya”), in uscita il prossimo 13 luglio.
Il brano non era destinato come singolo (quello ufficiale è “XXXO” uscito l’11 maggio), ma l’autrice, contrariamente alla casa discografica, aveva deciso di farlo girare per mano del regista francese, avvezzo a polemiche suscitate per i suoi lavori, come nel caso del precedente clip di “Strees” dei Justice, una sorta di citazione de “I Guerrieri della Notte” ambientata nella banlieue parigina.
La violenza del video, lo splatter allucinato ha portato il clip (messo in rete il 26 aprile scorso) ad essere censurato su youtube e su MTV ed è costato all’autrice feroci accuse di essere una terrorista.
M.I.A., di origini Tamil, ha sempre mostrato una accesa sensibilità verso la guerra civile che si sta consumando tra le acque del Bengala. Ha più volte riconosciuto il governo dello Sri Lanka come colpevole del genocidio della popolazione di minoranza.
La trentaquattrenne artista, oltre ad essere rapper, autrice di canzoni, produttrice, fotografa, graphic-designer e visual artist, è, infatti, anche un’accanita attivista politica e ha scritto canzoni impegnate su tematiche scottanti come l’immigrazione e i rifugiati politici, oppure sulle guerre spesso taciute come quelle in Darfur, Angola, Trinidad, Liberia.
La sua musica, da lei stessa definita come “altro”, è un insieme di rock-punk, hip hop, campionature elettroniche, suoni registrati, funk e influenze ethno-music. Uno stile che va dai Clash o dai Suicide (la campionatura del brano “Born Free” è una citazione del brano dei Suicide “Ghost Rider”) ai battiti giamaicani, ai ritmi indiani, alle percussioni africane.
Musica da ballare, ma anche da riflettere. Impegno e tenacia per la giovane artista londinese.

Lina Rignanese

M.I.A, Born Free from ROMAIN-GAVRAS on Vimeo.

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