Era la prima volta che mi si dava la possibilità di vedere un vero film western al cinema; assaporare, seduto in poltrona, il genere cinematografico americano per antonomasia era certo un’occasione che non potevo perdermi. È stato grazie ai Coen, i due fratelli registi e padroni della commedia grottesca, che questo sogno (chiamiamolo così) si è potuto realizzare. “Il Grinta” (True Grit), uscito nelle sale italiane pochi giorni fa, richiama alla perfezione i vecchi film western che spesso la televisione passa ancora, anche se (forse è inutile dirlo) con quel tratto caratteristico che solo Joel e Ethan Coen sanno creare.
Se con “Non è un paese per vecchi” i due registi ci avevano già fatto pregustare qualche singolare tratto western, omaggiandone il genere in un Texas contemporaneo, con “Il Grinta”, remake dell’omonimo film di Henry Hathaway che valse l’Oscar al leggendario John Wayne, i Coen sono riusciti nell’impresa di unire fucili, whisky e speroni con battute e scene grottesche come solo loro sanno fare. Certo dimenticatevi i Coen che vi hanno fatto ridere con “Burn after reading” o che con “Ladykillers” vi hanno fatto immedesimare nelle vicende di una nonna assassina perché qui non li troverete; le scene alla Coen (come le chiamo io) si possono infatti contare sulle dita di una mano, ma di sicuro valgono il prezzo del biglietto.
Trasportato dalla nostalgica e patriottica colonna sonora di Carter Burnwell, “Il Grinta” riporta una nuova luce su di un genere che forse aveva già esaurito (a malincuore) le armi a propria disposizione e lo fa anche grazie ad un cast di attori di prima scelta che riesce a richiamare alla perfezione i vecchi attori western degli anni Cinquanta, con le loro storie da raccontare, la bottiglia di whisky nel taschino del giaccone e la fedele colt nella fondina.
La scelta degli cast è, infatti, stata impeccabile. Jeff Bridge riesce quasi a far dimenticare del tutto l’amato John Wayne, con un’interpretazione davvero eccellente; il suo fare da burbero indomabile, rude con la voce roca, pieno di rabbia seppur con un cuore tenero creerà da oggi in poi una “nuova versione” rispetto al Bridge che anche in passato siamo riusciti ad apprezzare; il suo Rooster Cogburn è stato fenomenale. Ed accanto lui Matt Damon che riesce finalmente a svestire i panni del classico biondo/palestrato e a calarsi alla perfezione nei panni del ranger texano La Boeuf, strafottente e pieno di sé. Una menzione merita inoltre Josh Brolin (Tom Chaney) che dà il meglio di sé in un’apparizione di alto livello seppur breve.
Ovviamente accanto a tre “super-duri” non poteva mancare la figura femminile che in questo caso non ha più di quattordici anni; stiamo parlando di Mattie Ross, bambina audace e temeraria, una spina nel fianco di qualsiasi imbroglione; forse poco attraente, ma intelligente e saggia come poche alla sua età, riuscirà ad ingaggiare lo stesso Grinta con l’intento di scovare l’assassino di suo padre. Complimenti dunque alla giovane spavalda Hailee Steinfeld giustamente candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista.
Dunque un western moderno ed affascinate, forse unico per alcuni tratti dove, oltre alle sparatorie e alle cavalcate notturne, c’è una storia d’amicizia tra un vecchio ubriaco ed una ragazzina che farà da cornice a tutto il film.
Emiliano Sportelli
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