sabato 23 luglio 2011

VERMICINO - L'INCUBO DEL POZZO






















La maggior parte dei nati entro gli anni Ottanta ricordano o per lo meno qualcuno ha raccontato loro della tragedia "magna", di quell'episodio di cronaca nera che ha commosso l'intera Italia a reti unificate, sto parlando della vicenda del piccolo Alfredo Rampi.
Oggi, a trent'anni da quei fatti raccapriccianti, uno dei soccorritori di allora, Maurizio Monteleone, speleologo e disegnatore, ha deciso di dar voce e immagini a quella vicenda. Nasce, così, la graphic novel 'Vermicino - L'incubo del pozzo', edita da 001, che inaugura con questo albo una nuova collana dedicata a fatti di cronaca, visti da un aspetto inedito.
Nel libro la tragedia di Vermicino, situato nella campagna di Frascati, viene narrata da un punto di vista nuovo e originale, ossia a parlare saranno gli occhi di un testimone oculare, protagonisti di un racconto scevro di intermediari, che vuole mettere nero su bianco quanto di quella storia i media (nonostante la maratona di 18 ore di diretta RAI e uno share – diremmo oggi – di 21 milioni di persone) non seppero narrare per mancanza del “necessario approfondimento tecnico”. Per la prima volta un evento di cronaca viene presentato in prima persona e ci presenta dal vivo gli ingranaggi di quella che fu la macchina del salvataggio sin dal primo minuto e che ci mostra quello che avvenne nel dietro le quinte di una morte annunciata a reti unificate.
Il piccolo Alfredo rimase ummobilizzato in quella “camera buia” per tre lunghi giorni, incastrato a una profondità di 36 metri, bloccato da una curva o una rientranza del pozzo. Il primo tentativo fu di calare una tavoletta legata con delle corde, affinché il bimbo potesse aggrapparvisi, ma risultò un grave errore, la tavoletta rimase ferma a 20 metri e non fu più possibile sbloccarla. Si pensò allora di scavare un tunnel orizzontale di circa 2 metri, ma le vibrazioni della trivella, dinanzi a banchi di roccia dura, fecero scivolare il povero Alfredo fino a 60 metri di profondità. Mentre i soccorsi continuavano e la diretta televisiva incominciava, giunse in loco anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Terminato il cunicolo un volontario dal fisico esile, Angelo Licheri, si fece calare nel pozzo. Riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l’imbracatura per riportarlo su, ma per tre volte questa si aprì, tentò così di afferrarlo con le braccia, ma scivolò ancora più in profondità. Licheri dovette cedere e un altro speleologo, Donato Caruso, riprovò, ma dovette risalire con la notizia della probabile morte di Alfredino. Dopo la dichiarazione di morte presunta, il magistrato, per assicurare la conservazione del corpo, ordinò di immettere nel pozzo dell’azoto liquido. La salma venne recuperata da tre squadre di minatori ben 28 giorni dopo, l’11 luglio.

Lina Rignanese


Seguono le prime due parti della puntata di 'La Storia siamo noi' di Giovanni Minoli, dedicata ad Alfredino Rampi:



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