domenica 17 aprile 2011

THE WARD - IL REPARTO

Quanto possono influire sul nostro futuro i traumi infantili? Quanto possono un maltrattamento, o peggio ancora, un abuso condizionare e cambiare la persona che diventeremo, influire sulle nostre stesse azioni future e di conseguenza, come può reagire a tutto questo la nostra personalità? Sono domande di difficile risposta, a cui prova a dare una piccola spiegazione uno dei protagonisti dell’horror vecchio stile: John Carpenter.
Con il suo ultimo lavoro 'The Ward – Il reparto', il regista di 'Halloween' mette in scena i traumi della psiche umana e lo fa con quel tocco a metà strada tra il macabro e l’oscuro che ha sempre caratterizzato i suoi lavori passati.
Siamo negli anni Sessanta e una ragazza di nome Kristen, dopo esser scappata da un ospedale, dà fuoco ad una vecchia fattoria. Viene ritrovata, condotta in una clinica psichiatrica e ricoverata in un reparto specializzato. Non è la sola a trovarsi lì, con lei infatti ci sono altre quattro ragazze anche loro affette da “malattie mentali”. Da subito iniziano ad accadere strani episodi fuori dal normale: uno spettro minaccia, infatti, tutte le pazienti del reparto e chiunque voglia uscire da esso. Una ad una tutte le ragazze faranno i conti con lo spettro; la stessa Kristen si troverà di fronte al fantasma e dovrà affrontarlo per scoprire chi è veramente.
Il ritorno alla regia del genio di Carpenter è sicuramente ben accolto dai suoi fans; il regista tira fuori una storia ben delineata in tutti i suoi particolari, e se bene non si apporti nulla di nuovo nel panorama horror, il film resta comunque di pregevole fattura e con spunti molto interessanti. Ottime le inquadrature in soggettiva degne del miglior Kubrick di 'Shining', e in effetti il film di Carpenter, forse per la presenza di spazi enormi e spesso vuoti, o perché il protagonista anche in questo caso è un insano di mente, ricorda molto il capolavoro di Stanley Kubrick.
Da ricercare inoltre una denuncia sociale all’interno del film che in questo caso sta sia negli abusi e nelle torture che si possono subire da ragazzi, sia in ciò che questo può comportare in futuro nella mente di chi è stato vittima di violenze infantili; in questo contesto la piccola Kristen, dopo essere stata rapita, torturata e violentata da ragazzina, è riuscita a sviluppare una personalità multipla, tanto da farle dimenticare chi fosse realmente. A tutto questo si aggiunge poi il tocco di Carpenter che si fa sentire per tutti i novanta minuti del film; mischia le carte e confonde lo spettatore fino alla fine dove finalmente la verità verrà fuori e tutto acquisterà un filo logico.
Quanto possono influire sul nostro futuro i traumi infantili? Quanto possono un maltrattamento, o peggio ancora, un abuso condizionare e cambiare la persona che diventeremo, influire sulle nostre stesse azioni future e di conseguenza, come può reagire a tutto questo la nostra personalità? Sono domande di difficile risposta, a cui prova a dare una piccola spiegazione uno dei protagonisti dell’horror vecchio stile: John Carpenter. Con il suo ultimo lavoro “The Ward – Il reparto”, il regista di Halloween mette in scena i traumi della psiche umana e lo fa con quel tocco a metà strada tra il macabro e l’oscuro che ha sempre caratterizzato i suoi lavori passati.
Siamo negli anni Sessanta ed una ragazza di nome Kristen, dopo esser scappata da un ospedale, dà fuoco ad una vecchia fattoria. Viene ritrovata, condotta in una clinica psichiatrica e ricoverata in un reparto specializzato. Non è la sola a trovarsi lì, con lei infatti ci sono altre quattro ragazze anche loro affette da “malattie mentali”. Da subito iniziano ad accadere strani episodi fuori dal normale: uno spettro minaccia, infatti, tutte le pazienti del reparto e chiunque voglia uscire da esso. Una ad una tutte le ragazze faranno i conti con lo spettro; la stessa Kristen si troverà di fronte al fantasma e dovrà affrontarlo per scoprire chi è veramente.
Il ritorno alla regia del genio di Carpenter è sicuramente ben accolto dai suoi fans; il regista tira fuori una storia ben delineata in tutti i suoi particolari, e se bene non si apporti nulla di nuovo nel panorama horror, il film resta comunque di pregevole e fattura con spunti molto interessanti. Ottime poi le inquadrature in soggettiva degne del miglior Kubrick di Shining e in effetti il film di Carpenter, forse per la presenza di spazi enormi e spesso vuoti, o perché protagonista anche in questo caso è un insano di mente, ricorda molto il capolavoro di Stanley Kubrick.
Da ricercare inoltre una denuncia sociale all’interno del film che in questo caso sta: sia negli abusi e nelle torture che si possono subire da ragazzi, che in ciò che questo può comportare in futuro nella mente di chi è stato vittima di violenze infantili; in questo contesto la piccola Kristen, dopo essere stata rapita, torturata e violentata da ragazzina, è riuscita a sviluppare una personalità multipla, tanto da farle dimenticare chi fosse realmente. A tutto questo si aggiunge poi il tocco di Carpenter che si fa sentire per tutti i novanta minuti del film; mischia le carte e confonde lo spettatore fino alla fine dove finalmente la verità verrà fuori e tutto acquisterà un filo logico.

Emiliano Sportelli

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