martedì 25 maggio 2010

E.T. - L'extraterrestre

di Emiliano Sportelli


















REGIA Steven Spielberg
SCENEGGIATURA Melissa Mathison
PRODUZIONE Universal Picture
DISTRIBUZIONE CIC Video

Steven Spielberg è sicuramente uno dei miei registi preferiti. Forse uno dei suoi meriti maggiori è stato quello di riuscire a “scavare” nel cuore dei più grandi con l’intento di riportare alla luce quel lato fanciullesco che, sicuramente, lui non ha mai abbandonato. Io l’ho sempre considerato un regista per ragazzi ma che, per merito della sua originalità ed inventiva, deve assolutamente piacere ai più grandi. Film come “Hook” o la saga di “Indiana Jones” rispecchiano proprio quel lato del regista americano che così tanto apprezzo; anche vedendo le sue stesse produzioni si riesce a cogliere questa caratteristica: “I Goonies” e “I Gremlins” sono proprio lavori che si basano sulla filosofia del “ragazzo-protagonista”.
Ma sicuramente tra tutti “E.T. – L’extraterrestre” è la pellicola che più mette a nudo le già citate peculiarità di Spielberg.

Girato nel 1982, il film racconta la storia di un alieno dimenticato sulla Terra dai suoi simili, viene trovato dal piccolo Elliot che lo nasconde a casa sua. Il bambino, insieme al fratello più grande e alla sorellina (una giovanissima Drew Barrymore), cercherà di aiutare l’extraterrestre a ritornare a casa. Tra Elliot ed E.T. nascerà fin da subito una tenera e spontanea amicizia, un gioco di sguardi e pensieri che risulteranno essere la base del loro bisogno di affetto.

In “E.T. – L’extraterrestre” abbondano gli spunti interessanti sui quali ci si potrebbe soffermare. Su tutti il tema dell’amicizia: certo in primo piano risulta subito evidente il legame che si crea tra Elliot ed E.T., anzi si potrebbe forse pensare anche che le azioni che compie l’alieno si riflettano sul bambino stesso, ma non è solo questo; in un certo senso risulterà essenziale, ai fini della storia, l’unione che E.T. ha portato tra gli amici di Elliot. Il significato della parola “amicizia” sarà quindi visto sotto un aspetto più profondo ed istruttivo; stupisce inoltre il fatto che questo significato venga “sviluppato” grazie allo spirito che appartiene a qualcuno di così lontano da noi.

Interessante è inoltre il mondo che Spielberg ha voluto presentarci, un mondo dove i veri protagonisti sono i bambini. Questo modo di vedere le cose da parte del regista lo si può riscontrare ad esempio nelle inquadrature: spesso infatti gli adulti sono ripresi dalla vita in giù, proprio a voler sottolineare che l’unico punto di vista, sia visivo che mentale, è quello che appartiene al fanciullo. La stessa Barrymore dirà in una battuta del film: «i grandi non possono vederlo» indicando proprio l’impossibilità degli adulti di accedere all’universo incontaminato dei bambini. I più grandi sono quindi visti come gli antagonisti che cercheranno di ostacolare i piani di Elliot di salvare il piccolo E.T.

Vincitore di tre premi Oscar, il film rimarrà nella memoria di tutti coloro che vedono nella naturalezza e nell’immaginazione delle proprie azioni le due chiavi per riuscire a leggere il libro della nostra esistenza con sentimento e fantasia.

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