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Un film dinamico e struggente, accattivante e piacevole. Un racconto attraverso il filo rosso della musica, che si attorciglia lungo tutto un secolo, tra palchi di cabaret, camerini di burlesque, sugli impermeabili dei gangster, tra i caduti delle due Guerre Mondiali, il Vietnam, gli hippie, le droghe, i beat, la vita on the road, i grandi raduni in musica, il punk, la new-wave, un tuffo in tutto quello che è stato il grande sogno americano.
Un film cult che segna l’apice nella carriera di Ralph Bakshi, un artista sempre molto schivo, a cui deve molto tanto cinema d’animazione e fantasy venuto dopo, da “Chi ha incastrato Roger Rabbit” a “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson, fino ai lavori realizzati in photoscope da Richard Linklater.
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Si parte dall’immigrato Zalmie, che sogna di fare il cantante e finisce con lo sposare una spogliarellista dalla voce ammaliante. Benny è un pianista talentuoso, ma senza la grinta per sfondare, preferirà mantenere la propria famiglia arruolandosi nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, piuttosto che fare della musica il proprio lavoro oppure entrare nel giro della malavita. Tony, suo figlio, è un personaggio tormentato, irrequieto, il vero protagonista della storia (probabilmente l’alter-ego di Bakshi), riuscirà a mettere in discussione se stesso e ripartendo da zero e dalle visioni stravolte dalle droghe diventerà un affermato song-writer. Infine, le vicende di Pete, il più caparbio tra i quattro personaggi, indurito dalla strada e dalla droga che spaccia, ma non usa, sarà l’unico a diventare una rockstar, col suo fare mezzo David Bowie, mezzo Lou Reed.
Un inno alla vita; un invito a provarci, a mantenere la propria strada, anche se questa s’imbatte in montagne che sembrano insormontabili; uno spronare se stessi a prendere coscienza della propria passione e perseguirla a testa alta e a pieni polmoni, e se la fine del viaggio non sarà visibile, resterà pur sempre la speranza e il pensiero che almeno per qualcuno il sogno americano è possibile. Chissà di non essere tra quei pochi fortunati…
Lina Rignanese
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