giovedì 31 maggio 2012

"IL SOGNO DEGLI ITALIANI" - B. in tavuto est

"Il Sogno degli Italiani" 
un'opera di Garullo & Ottocento

Roma, 28-30 maggio 2012 - Palazzo Ferrajoli, Piazza Colonna, 355




IL SOGNO (il messaggio)
Il 16 maggio 1994, subito dopo la prima vittoria alle elezioni politiche, Silvio Berlusconi esordisce a palazzo Madama con un lungo discorso sul sogno italiano: “…Anch’io, come altri prima di me, ho fatto un sogno” e questo tema costante che ripeterà come un mantra negli anni a venire. Dunque noi non abbiamo fatto altro che cogliere il personaggio nella dimensione che costituisce l’essenza del messaggio berlusconiano: il sogno. Ampia è la letteratura che indica la vera forza attrattiva di Berlusconi nella capacità di innescare nelle persone la dinamica del sogno come possibilità di riscatto, di fiducia e positività: “Il sogno in cui può identificarsi ognuno di noi”. Il sogno però è anche la dimensione di totale autosufficienza dell’Io chiuso e nella propria realtà individuale e virtuale, senza più contatto con il mondo reale se non attraverso l’elaborazione psichica degli impulsi che da esso giungono. Dunque una doppia chiusura: fisica, della teca, psichica nella autoreferenzialità della dimensione onirica.




IL SORRISO (l’essenza)
Ciò che sintetizza e racchiude il senso più profondo del personaggio Berlusconi è senza dubbio il sorriso, sorriso perenne, sorriso come messaggio che “buca” gli schermi e che giunge diretto al cuore del pubblico, infondendovi un caldo tepore di ottimismo e fiducia. Il sorriso sta al volto di Berlusconi come l’enigma sta alle maschere dei faraoni. La testa è reclinata verso sinistra e rimanda alla ossessiva avversione del personaggio verso la cultura politica progressista da Berlusconi sempre indicata come comunista tout-court. Tuttavia, la funzione che assolve è quella di nascondere di primo acchito la serenità del volto, così da provocare nello spettatore un senso di disorientamento tra sacralità del contenitore (la teca) e l’atteggiamento alquanto prosaico del contenuto (il corpo). In realtà, l’osservatore più attento potrà già scorgere l’espressione del volto nel riflesso proiettato sul vetro della teca, trovandovi però sovrapposto anche il proprio “ritratto” in un cortocircuito di identificazione involontaria. Il sorriso dunque allontanerà inequivocabilmente l’idea della morte suggerendo piuttosto l’immagine di una persona addormentata e quasi sarà portato a chiedersi se respira.




LA MANO DESTRA (la storia)
La mano destra è immediatamente visibile sul lato che definiamo “istituzionale”, diciamo così diurno. Essa poggia su ‘Una storia italiana’, l’opuscolo che Berlusconi inviò a milioni di famiglie italiane e che costituisce una sorta di summa della vita e delle imprese dell’uomo, dell’imprenditore, del politico. Insomma è tutto ciò che Silvio Berlusconi è, o meglio tutto ciò che egli desiderava si venga a sapere della propria storia personale e pubblica. A questa storia ufficiale milioni di Italiani hanno creduto così dando più volte fiducia al personaggio che credevano di conoscere come le loro tasche.




LA MANO SINISTRA (la sessualità)
La mano sinistra narra di una storia tenuta nascosta e che certamente non poteva trovare spazio nella vulgata ufficiale della biografia berlusconiana. Essa narra di una ossessione sfrenata per il sesso che giunge fino alla mercificazione come unica modalità nella relazione erotica. “Mio marito frequenta le minorenni” è la sconcertante denuncia della moglie Veronica, che addirittura descrive Berlusconi come il “Drago a cui si offrono le vergini”. E le minorenni, stando all’ultimo e più imbarazzante scandalo con annesso processo. (Ruby-gate). Dunque questa mano segna il contraltare di una agiografia ufficiale che si sfalda sui teleschermi, dove un tempo appariva un eroe in “odore di santità”. Questa mano rivela il segno più intimo di un uomo totalmente preso e infine sopraffatto dalle pulsioni incontinenti della propria libido. Non spetta a noi una valutazione moralistica, che non ci appartiene come metro di giudizio, noi abbiamo colto e messo in evidenza la portata psicologica del personaggio e in ultima analisi il suo “tallone d’Achille”.




LE PANTOFOLE (il carattere)
Universalmente conosciuto per il suo carattere gioviale, allegro e giullaresco, Berlusconi interpreta a pennello il ruolo stereotipato dell’italiano “spaghetti e mandolino”. (Celeberrime le gags nelle riunioni internazionali dei potenti dove egli è intento a mettersi al centro della scena, dalle corna nella foto di gruppo al ritardo con la Merkel. E poi battute, barzellette e cotillons perché Silvio ama piacere agli altri, sempre). L’iconografia di Mikey Mouse rimanda dunque al carattere “cartoonesco” del personaggio e tuttavia queste pantofole improbabili, ma forse non troppo, vista l’eclettica personalità in questione, hanno il compito di bilanciare la sacralità della teca con un effetto postmoderno di mescolamento dei linguaggi. Infine indicano che il personaggio è colto in un momento di rilassatezza e intimità che certo pure contrasta con la rigidità e la compostezza riservata alla salma. E questo chiarisce subito che di morto non si tratta.


IL VESTITO (il desiderio e il declino)
La cravatta allentata, la camicia e la giacca scomposte, i pantaloni aperti ci parlano di un uomo immerso nel sonno e nel sogno. L’abito, lo svela all’osservatore attento l’etichetta sul risvolto della cravatta, è una creazione della sartoria DESIREE di Napoli. Dunque, il “desiderio” che ha portato Berlusconi nei sobborghi di Napoli dalla giovane Noemi e che segna il punto di non ritorno nella rottura del rapporto con la moglie, nel privato, e dell’immagine ufficiale con gli italiani nel pubblico. Immagine che d’ora in avanti sembrerà sempre più in svendita sui rotocalchi della stampa rosa e in questo senso l’abito, cioè l’immagine ufficiale del personaggio, è stato acquistato presso l’outlet di Castel Romano, vicino a Roma. Sic transit gloria mundi.






LA TECA (il passaggio alla storia)
Che piaccia o meno Silvio Berlusconi è quanto di più rappresentativo sia apparso dell’intimo carattere dell’italianità o dell’italiano medio, sociologicamente parlando. “Io non temo Berlusconi in sé, io temo il Berlusconi in me” – cantava Giorgio Gaber. La teca consegna alla storia d’Italia e non solo, un personaggio che profondamente segnato l’epoca in cui ha vissuto, consegnandolo al passato in un primo tentativo di storicizzazione. D’altra parte sulla simbolica religiosa di Silvio Berlusconi, sulla portata mistica e il potere taumaturgico della sua persona fino, addirittura, sui casi miracolosi si è ampiamente indagato. “L’unto dal Signore” e però anche “Santo puttaniere”, in questi due estremi la parabola, in senso letterale, del nostro Santo postmoderno.


IL PALAZZO (il potere)
L’opera giunge alla sua completa definizione nello spazio fisico in cui è collocata, dando così vita ad un’opera-azione performativa. E questo spazio fisico non poteva che essere nel cuore stesso del Potere, nella Roma dei palazzi del potere. Attraverso la grande finestra l’opera volge lo sguardo sognante verso Palazzo Chigi, dall’altro lato di Piazza Colonna. Guarda la dimora del Potere che lo ha visto suo abitatore, altri direbbero “utilizzatore”, incrociando la mole maestosa della Colonna Antonina, freudiana evocazione del potere fallocratico. Si crea così un cortocircuito spazio-temporale in cui il Potere mira se stesso e i suoi simulacri si rimandano la propria immagine. “Siam fatti della stessa sostanza dei sogni” – ci avverte il poeta, e allora i nostri sogni danno sostanza effimera alla nostra Vanitas - aggiungiamo noi.




GLI ARTISTI “Abbiamo cominciato la nostra attività artistica dando vita enl 1997 al laboratorio di ceramica d’arte Kerameion sito in Latina, una città di provincia poco a sud di Roma. Successivamente la pittura diviene il mezzo più idoneo a soddisfare le nostre esigenze espressive e le sensibilità individuali. (Così se Mario sviluppa il proprio linguaggio nel segno dell’astrattismo e dell’informale, Antonio usa la figurazione). Negli ultimi anni la nostra ricerca artistica cambia radicalmente oggetto e linguaggio espressivo. Assorbita la dinamica creativa duchampiana, le opere che nascono in questo periodo grondano di attualità, guardano all’uomo contemporaneo e alle sue inquietudini, tentando una analisi della società contemporanea. Con le opere attuali vogliamo indagare la facies del Potere, sia esso politico, religioso, culturale che mass-mediatico, lavorando su personaggi-icona del nostro tempo.”

Antonio Garullo e Mario Ottocento sono la prima coppia gay italiana unita in matrimonio. Si sono sposati il 1 giugno 2002 a L’Aja in Olanda, chiedendo successivamente la trascrizione dell’atto di matrimonio nei registri dello stato civile del Comune di Latina. La richiesta viene rifiutata a seguito del parere negativo del Ministero dell’Interno “per contrarietà all’ordine pubblico”. Quindi iniziano una lunga battaglia giudiziaria per il riconoscimento del loro matrimonio arrivando fino alla Corte di Cassazione che, con la nota sentenza n. 4184 del 15 marzo 2012, ha riconsciuto importanti diritti per le coppie gay. La battaglia legale continua nelle Corti Europee.

Lina Rignanese

Nota: I testi sono presi dalla cartella informativa messa a disposizione per la mostra. Le foto sono mie.

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