martedì 29 marzo 2011

LA FINE E' IL MIO INIZIO

I monaci zen nell’isolamento delle loro celle prendono un pennello intinto nella china e disegnano in piena concentrazione un cerchio che si chiude. Prima però che questo cerchio fosse completato, Tiziano Terzani chiamò a sé suo figlio Folco per raccontargli la storia della sua vita e mostrargli le sue rivelazioni sull’esistenza.
Di questo dialogo illuminante è impreziosito il film girato da Jo Baier, ‘La fine è il mio inizio’, (nelle sale dal 1 aprile), trasposizione cinematografica dell’omonimo best-seller, scritto da Folco Terzani come testamento paterno. La sfida più complicata è stata quella di rendere in un linguaggio caratterizzato più che altro dall’azione, un soggetto assolutamente privo d’azione, ma ricco di testo, di narrazione. I due sceneggiatori, (lo stesso Folco e Ulrich Limmer), sono stati molto coraggiosi a voler rendere, senza ricorrere a flash-back o rimandi visivi delle precedenti avventure vissute da Terzani, questo dialogo padre-figlio, in cui soprattutto è Tiziano (mirabilmente interpretato da Bruno Ganz) a parlare, a occupare la scena con la sua personalità dominante e scintillante, mentre Folco (un Elio Germano molto espressivo) si presenta come un ascoltatore attivo, colui che fa domande e ascolta le risposte.
Viene da pensare ai dialoghi di Platone, e come un Socrate del dopo Cristo, Tiziano risponde alle domande fatte dall’interlocutore con la saggezza ancestrale del panteismo e delle sapienze orientali.


La sua è stata una vita spesa a vivere e raccontare la Grande Storia, a far in modo che la sua storia personale s’intersecasse con quella dell’universo, ha raccontato la guerra in Vietnam, la Cambogia, il comunismo cinese, il fallimento dello stesso, la sua cacciata dalla Cina da parte di Deng Xiaoping, tutto con una visione distaccata e al tempo stesso con la partecipazione di chi è in prima linea, di chi quelle realtà le ha vissute e fatte vivere alla sua famiglia. Folco ricorda, non positivamente, gli anni passati alla scuola cinese, dove ha imparato a lanciare le bombe a mano e a fare il saluto alla bandiera.

Girato nei luoghi cari a Tiziano, la casa, la baita, o come la chiamava lui “la mia piccola Himalaya”, i monti dell’Orsigna. Una forza notevole, inoltre, quella dimostrata dalla moglie Angela (interpretata da una fascinosa Erika Pluhar)e dai figli Fosco e Saskia (una commossa Andrea Osvárt) nel mettere a disposizione della troupe l’abitazione e i luoghi della loro intimità. Una scelta importante che, credo, a Tiziano sarebbe piaciuta, dal momento che, nella sua visione olistica del mondo, siamo un tutt’uno con la Natura, con gli alberi, i minerali, gli animali, gli altri uomini, per questo non si sarebbe potuto parlare di Tiziano senza l’espansione ultracorporea del suo ambiente circostante: in questo caso la baita, l’Orsigna, sua moglie e la famiglia tutta.
Avrebbe sorriso di tutto ciò, probabilmente, e con la sua forte e corposa risata e con le mani alzate al cielo avrebbe detto: “Io sono molto curioso. In vita ho avuto ogni possibilità. Ora l’unica esperienza nuova che può ancora capitarmi è proprio la morte. Facciamoci una bella risata, la morte non è che un inizio…”


Lina Rignanese

1 commento:

  1. Mantra della vittoria sulla malattia e la morte

    'Mritunjaya Mantra

    ॐ त्रियम्बकं यजामहे, सुगन्धिं पुष्टिवर्धनंउर्वारुकमिव बन्धनान् मृत्योर्मोक्षिय मामृतात्

    OM triyambakam yajāmahe sugandhim pushTivardhanam, urvārukamiva bandhanān mrityormokshiya māmrtāt

    Offriamo preghiere a Tryambak (aspetto guaritore di Shiva)
    affinché ci liberi dai legami della nascita e della morte
    le malattie e la morte non vengano a noi.

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