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Una mostra fotografica a Palazzo
Braschi celebra il centenario della nascita di Robert Capa e il sessantesimo
anniversario dello sbarco degli alleati in Italia. L’iniziativa è inserita nell’ambito
dell’Anno Culturale Ungheria Italia 2013.
La selezione è stata curata da Beatrix Lengye del Museo Nazionale Ungherese,
da dove provengono le 78 foto scattate dal luglio 1943 al febbraio 1944, ovvero
dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio, passando per le quattro giornate di Napoli.
Il fotografo ungherese visse gran parte
della sua vita sugli scenari di guerra: quella civile spagnola, la guerra
sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, il conflitto arabo-israeliano del
1948 e la prima guerra d’Indocina. Capa, nato con il nome di Endre Ernő Friedmann, non era un fotografo
attento agli scoop, non spiattellava il dolore altrui davanti agli occhi degli
spettatori. Egli riuscì a far parlare quei corpi, quelle vittime tra macerie e
armi, senza pietismi, ma cogliendone l’umanità, riuscendo a immortalare nei
suoi scatti l’emozione di quella che è la creatura per eccellenza degli uomini:
la guerra.
La guerra d’altronde
fu per lui scenario di sfida personale, oltre che di scelta professionale. Sempre
in conflitto con se stesso con l'assillo dei fotoreporter e dei giornalisti 'di trincea': essere presente in prima linea per informare il
mondo del dolore altrui, senza però poter fare nulla di concreto per aiutare le
vittime. Inoltre, una guerra, quella di
Spagna, gli portò via il grande amore, la fotografa Gerda Taro, conosciuta
qualche anno prima a Parigi, dove giocando inventarono il personaggio "Robert Capa". A lei dedicò nel 1938 il volume ideato da André Kertész, Death in the Making, con in copertina la celebre fotografia del
miliziano che cade. Infine, la guerra gli fu destino: una mina anti-uomo in Vietnam lo fece saltare in aria il 25 maggio
1954.
Le sue immagini
vennero pubblicate sulle più grandi riviste del tempo: VU, Ce Soir, Zürcher Illustrierte Zeitung, Picture Post, Illustrated London News e Life.
Nel 1947,
insieme a un gruppo di fotografi, fondò l’agenzia fotografica indipendente
Magnum.
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Riguardo alla mostra, a mio avviso, le foto sembrano ammassate in poco spazio, cosa che costringe lo sguardo dello spettatore a perdersi tra le tante immagini poste su una singola parete. Sarebbe stato meglio, probabilmente, distribuirle a maggiore distanza l'una dall'altra e seguire, come è stato fatto, la cronologia e la geografia dei singoli scatti. è vero anche, però, che ci sono dei lavori in corso nelle altre sale del palazzo, le quali, una volta ultimate, saranno utilizzabili per un totale di 58, distribuite su tre piani. Perché allora non scegliere un altro luogo (altrettanto splendido)?
Lina Rignanese
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Riguardo alla mostra, a mio avviso, le foto sembrano ammassate in poco spazio, cosa che costringe lo sguardo dello spettatore a perdersi tra le tante immagini poste su una singola parete. Sarebbe stato meglio, probabilmente, distribuirle a maggiore distanza l'una dall'altra e seguire, come è stato fatto, la cronologia e la geografia dei singoli scatti. è vero anche, però, che ci sono dei lavori in corso nelle altre sale del palazzo, le quali, una volta ultimate, saranno utilizzabili per un totale di 58, distribuite su tre piani. Perché allora non scegliere un altro luogo (altrettanto splendido)?
Lina Rignanese
La mostra
sarà visibile dal 3 ottobre al 6 gennaio 2014.
Per info: www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it; www.zetema.it.
Tel: 06 06 08
(tutti i giorni ore 09.00 – 21.00)
Twitter:
#robertcaparoma
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(507): Donna tra le rovine di Agrigento, 17-18 luglio 1943
Robert Capa © International Center of Photography/Magnum – Collezione del Museo Nazionale Ungherese
(536): Soldato americano in perlustrazione nei dintorni di Troina, 4-5 agosto 1943
Robert Capa © International Center of Photography/Magnum – Collezione del Museo Nazionale Ungherese
(559): In coda per l’acqua in una via di Napoli, ottobre 1943
Robert Capa © International Center of Photography/Magnum – Collezione del Museo Nazionale Ungherese