giovedì 27 ottobre 2011

ARRIETTY

Lo Studio Ghibli non smette mai di stupire; dopo capolavori d’animazione come “Il mio vicino Totoro” e “La principessa Mononoke”, ecco un’ennesima prova di forza dello studio cinematografico giapponese il quale prende per mano la vera animazione con il delicato “Arrietty”.
Dopo essersi trasferito nella sua casa di campagna, Sho, un giovane sofferente di cuore, scopre quasi per caso l’esistenza di una piccola creatura, alta poco più di un pollice che, ormai da tempo, vive con la sua famiglia proprio sotto il pavimento della sua casa. È la piccola Arrietty, una quattordicenne “rubacchiotta” che insieme ai suoi genitori, compie dei piccoli furti nel mondo degli umani con il solo obbiettivo di riuscire a sopravvivere. Tra Sho e Arrietty, due protagonisti di due mondi così vicini, ma anche tanto lontani nascerà una dolce e tenera amicizia che attraverserà i confini della loro diversità fisica.
Basato sul racconto di Mary Norton dal titolo “The Borrowers”, Arrietty diventa adesso un lungometraggio scritto dalla vera mente dello Studio Ghibli Hayao Miyazaki ed affidato alla regia di Hirosama Yonebayashi (film d’esordio del regista giapponese, ma già assiduo collaboratore dello Studio Ghibli).
Un lavoro da sottolineare per alcuni temi senza dubbio profondi: la contrapposizione tra il mondo degli umani e quello dei “rubacchiotti” è sicuramente il nodo centrale; il primo padrone di tutto e tutti, il secondo costretto, per sua stessa natura e per spirito di sopravvivenza, ad approfittare dell’oscurità concessa dalla notte per rubare piccoli “tesori” necessari al proprio sostentamento. Potremmo quasi dire che il tema del possesso tra chi ha tutto (l’uomo) e chi non può avere niente (i rubacchiotti) sia il perno intorno al quale ruota tutto il film di Yonebayashi.
La pellicola inoltre “rapisce” non solo per la poesia delle immagini che da sempre ne hanno fatto un marchio di fabbrica della casa cinematografica nipponica, ma anche per una storia dai tratti fiabeschi che riporta lo spettatore indietro di parecchi anni, quando tutto sembrava più facile, spensierato e magico; quando l’essere bambini ci rendeva capaci di qualsiasi cosa. Non è certo un caso che in Arrietty, sia proprio un bambino di soli dodici anni il primo essere umano ad instaurare un rapporto di amicizia con una minuscola creatura anche lei appena quattordicenne.

Emiliano Sportelli

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