lunedì 17 gennaio 2011

IL MONDO SOTTOSOPRA DI CHAGALL


















“Rivelami il mio cammino. Non vorrei essere come gli altri; io voglio vedere un nuovo mondo”. Sembrerebbe questo il pensiero onnipresente nella vita artistica di Marc Chagall (1887-1985), autore tra i più ispirati del XX secolo. A quindici anni dalla sua scomparsa, il Museo dell’Ara Pacis ospita (22 dicembre 10 – 27 marzo 11) l’esposizione: “Chagall. Il mondo sottosopra”. 140 dipinti e disegni (alcuni inediti) provenienti da collezioni private, dal Musée National d’Art Moderne George Pompidou e dal Musée National Marc Chagall di Nizza. È disponibile anche il catalogo della mostra curato da Maurice Fréchuret e Elisabeth Pacoud-Rème.
Ciò che rende particolare la produzione artistica del bielorusso naturalizzato francese sono, senza dubbio, i soggetti e il modo di rappresentarli. Uomini-gallo, animali ibridi, persone con la testa rovesciata o con il capo staccato, donne volanti, corpi in strane contorsioni circensi, paesaggi ribaltati. Ciascuna tela appare libera da ogni tipo di canone prospettico o di legge gravitazionale. Tutto è ribaltato. È ‘sottosopra’.


Il mondo da lui rappresentato appare come una quarta dimensione dove tempo e spazio sono un tutt’uno. Ogni cosa è capovolta, ma al tempo stesso non lo è, poiché, come scrive lo stesso artista: “Un uomo che cammina ha bisogno di rispecchiarsi in un suo simile al contrario per sottolineare il suo movimento”. Ed è un movimento, spesso vorticoso, insistente, urgente, come un esodo biblico o un atto rivoluzionario. Sono, in effetti, questi due gli aspetti che si rincorrono, si scontrano, a volte si congiungono (come nel trittico “Resistenza”, “Resurrezione” e “Liberazione”).
Tra i personaggi maggiormente rappresentati vi è il rabbino barbuto con la Torah, o l’ebreo errante delle immagini bibliche e che, probabilmente e metaforicamente, sarebbe lo stesso pittore errante, come suggerirebbe Majakovskij nel suo gioco di parole: “Plaise a Dieu que chacun chagalle (camminare a grandi passi, in russo) comme Chagall” (“Piaccia a dio che tutti camminino a grandi passi come Chagall”). Torna, dunque, il movimento, il cammino, proprio come un rimosso atavico che riaffiora sulla pelle del pittore, il quale avverte il bisogno di rendere giustizia agli innumerevoli esodi storici. Scrive nell’autobiografia: “L’esercito avanzava e, di pari passo, la popolazione ebraica retrocedeva, abbandonando le città e i sobborghi” e conclude, con un senso di protezione, “sentivo il desiderio di accoglierli nei miei quadri, per metterli al sicuro”.
L’altro grande asse, intorno al quale ruota l’immaginario chagalliano è la rivoluzione d’Ottobre, alla quale egli stesso prese parte. Dirà di Lenin: “La Russia si copriva di ghiaccio. Lenin l’ha messa sottosopra, proprio come io ribalto i miei quadri”. Ogni rivoluzione ha in sé il superamento e il ribaltamento dello status quo e dei valori in esso condivisi. E altrettanto fa la sua pittura, a un passo tra i lubki (stampe della tradizione russa), e il Surrealismo, ma, al tempo stesso, sempre fuori da queste etichette. Libero di fare a modo proprio: “Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo”.



Lina Rignanese

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