venerdì 21 gennaio 2011

BRENDOM

Chi l’ha detto che gli eroi sono morti, che i buoni ormai sono una razza in estinzione e che il male ha strada spianata? Esiste un luogo, infatti, dove c’è ancora chi si batte per giuste cause, qualcuno che spende la sua vita per proteggere i più deboli, che combatte ogni giorno contro soprusi e violenze e che si lascia guidare dal suo cuore. Non sforzatevi di cercare questo posto su qualche cartina geografica, sprecherete il vostro tempo; questo scenario è soltanto disegnato con matita e inchiostro ed appartiene al mondo del fumetto popolare italiano firmato Sergio Bonelli. Stiamo parlando di Brendon, personaggio partorito dalla mente di Claudio Chiaverotti e che accompagna i “bonelliani” già da tredici anni.
La nostra storia si svolge in un medioevo prossimo venturo chiamato “Nuova Era”, il mondo come siamo abituati a conoscerlo è ormai un ricordo passato, i più forti sono gli unici ad andare avanti, i deboli devono fermarsi e prendere posto nelle case delle anime perdute. In questo universo ecco spuntare dalle ceneri della giustizia il nostro Brendon un cavaliere di ventura (cioè una specie di investigatore dei giorni nostri) dallo sguardo penetrante e malinconico allo stesso tempo; un pellegrino del mondo sempre alle prese con nuove ed entusiasmanti storie costellate da arcani misteri, subdoli assassini e ovviamente bellissime donne.
Ogni albo immerge il lettore in un’atmosfera a metà strada tra il fantasy e l’horror, un viaggio onirico costellato da bellissimi paesaggi che sembrano quasi richiamare le ambientazioni di quella “Storia Infinita” che tanto ci ha fatto sognare quando eravamo bambini. Tutto questo ed altro ancora lo si deve, senza ombra di dubbio al “papà” di Brendon: Claudio Chiaverotti, già sceneggiatore in passato di numeri importanti del più famoso Dylan Dog di Tiziano Sclavi, ma divenuto con Brendon la vera punta di diamante del fumetto fantasy nostrano. Un fumetto che sprigiona la sua forza non soltanto grazie alla sceneggiatura di Chiaverotti, ma per merito anche di una squadra di disegnatori di prim’ordine: i vari Corrado Roi (uno dei beniamini di Dylan Dog), Lola Airaghi ed Esteban Maroto (solo per citarne alcuni) contribuiscono con china ed inchiostro a rendere ancor più piacevole agli occhi la lettura delle gesta del nostro eroe.
Un fumetto questo che, personalmente, richiama per certi versi sia il famoso “The Crow” di James O’Barr che l’omonimo film di Alex Proyas, non a caso le fattezze di Brendon ricordano molto quelle di Eric Draven; lo stesso cognome del protagonista D’Arkness (tradotto volgarmente “d’oscurità”) sottolinea ancor di più l’atmosfera tetra dello scenario brendoniano e dà ragione all’animo cupo e triste del cavaliere di ventura.

Emiliano Sportelli

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