mercoledì 1 febbraio 2012

TARSIO

















Premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska (2 luglio 1923 - 1 febbraio 2012) è la poetessa delle piccole cose che si caricano d'incanto, dietro il suo sguardo impulsivo, filosofico, ironico. In questo testo, la "piccola cosa" è un piccolo animale, stupefacente, che racconta, con la leggiadria e la consapevolezza di chi è sospeso su di un ramoscello, il proprio rapporto con gli uomini, viziosi esseri sempre pronti a prezzare il mondo intero.

Tarsio

di Wislawa Szymborska
(traduzione di Pietro Marchesani)

Io, tarsio, figlio di tarsio,
nipote e pronipote di tarsio,
piccola bestiola, fatta di due pupille
e d'un resto di stretta necessità;
scampato per miracolo ad altre trasformazioni,
perché come leccornia non valgo niente,
per i colli ce n'è di più grandi,
le mie ghiandole non portano fortuna,
i concerti si tengono senza le mie budella;
io, tarsio,
siedo vivo sul dito di un uomo.

Buongiorno, mio signore,
che cosa mi dirai
per non dovermi togliere nulla?
Per la tua magnanimità con che mi premierai?
Che prezzo darai a me, che non ho prezzo,
per le pose che assumo per farti sorridere?

Il mio signore è buono -
il mio signore è benigno -
chi ne darebbe testimonianza, se non ci fossero
animali immeritevoli di morte?
Voi stessi, forse?
Ma ciò che già di voi sapete
basterà per una notte insonne da stella a stella.

E solo noi, pochi, non spogliati da pelliccia,
non staccati dalle ossa, non privati delle piume,
rispettati in aculei, scaglie, corna, zanne,
e in ogni altra cosa che ci venga
dall'ingegnosa proteina,
siamo - mio signore - il tuo sogno
che ti assolve ogni istante.

Io, tarsio, padre e nonno di tarsio,
piccola bestiola, quasi metà di qualcosa,
il che comunque è un insieme non peggiore di altri;
così lieve che i rametti si sollevano sotto di me
e da tempo avrebbero potuto portarmi in cielo,
se non dovessi ancora e ancora
cadere come una pietra dai cuori
ah, inteneriti;
io, tarsio,
so bene quanto occorra essere un tarsio.




















(Disegno di Maria Concetta Aquaro)

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