domenica 26 febbraio 2012

MALI - I TUAREG E LA TERRA DI AZAWAD













Ieri (25 febbraio 2012), un gruppo di decine di Tuareg residenti in Italia ha organizzato un presidio, davanti l’ambasciata del Mali, per sensibilizzare le autorità maliane e l’opinione pubblica italiana circa la situazione critica nel nord del Mali. “In Italia dagli anni Novanta” - mi racconta Moustafa – “sono scappati dal loro Paese per sottrarsi alle torture e alle uccisioni di massa che le milizie governative compivano contro le popolazioni Tuareg”.

Le richieste: “Chiediamo al governo del Mali di fermare i massacri commessi contro il nostro popolo, di ritirare l’esercito dalle terre in cui viviamo e di poter vivere in pace sulla nostra terra”.
Una nota di disappunto verso il silenzio della comunità internazionale: “Oggi, con dolore, seguiamo quello che sta succedendo nel nostro paese e condanniamo il silenzio internazionale senza precedenti a riguardo della causa di Azawad e il fallimento della comunità internazionale per trovare una soluzione ai problemi di questo territorio.
Alle agenzie di stampa: “Facciamo appello alle agenzie di stampa perché mandino i loro corrispondenti ad Azawad, affinché controllino la situazione e la possano testimoniare. Ancora, facciamo appello alle organizzazioni dei diritti umani e alla Croce Rossa perché soccorrano la gente di Azawad il più presto possibile.”


Cos’è l’Azawad
In lingua Tamashek è il termine utilizzato per indicare il territorio sahariano e saheliano oggi compreso tra Mali (regioni di Timbuctu, Kidal e Gao), Niger e Algeria. In prevalenza abitato da nomadi Tuareg, presenta caratteri molto differenti da quelli dei Paesi che lo comprendono. La regione nel nord del Mali occupa circa i due terzi del Paese. Fu annesso dalla Francia, durante il suo periodo coloniale, senza tenere conto delle diversità etniche e culturali tra i neri del Sud e i “bianchi” berberi del Nord. Il sentimento d’identità e di autodeterminazione da parte delle genti Tuareg ha messo in moto un'azione indipendentista rappresentata dal Movimento Popolare per la Liberazione dell’Azawad e, più recentemente, dal Movimento Nazionae per la Liberazione dell’Azawad, che mirano alla formazione di una Repubblica indipendente d’identità Tuareg.

La situazione nell’Azawad
I Tuareg dell’Azawad sono in lotta con le autorità maliane e rivendicano, sin dagli anni Novanta del secolo scorso, più autonomia e più investimenti per lo sviluppo della regione. Dopo gli accordi di pace di Algeri del 2006, disattesi dal governo di Bamako, la ribellione è cresciuta formando nel 2010 il MNLA, al cui interno sono confluiti anche molti ufficiali dell’esercito lealista di Muammar Gheddafi, tornati in patria dopo la caduta del colonnello. Da metà gennaio, il movimento ha ripreso le armi attaccando le forze del presidente Amadou Toumani Tourè.

(Le Figaro)

La guerra civile
Gli attacchi si concentrano nella regione di Kidal dove i ribelli hanno conquistato sei piccoli centri, secondo una strategia - spiega Moussa Ag Acharatoumane, portavoce di MNLA - volta ad “attaccare prima le città più piccole con grandi basi militari, in modo da non doverci poi preoccupare di attacchi da più direzioni".
Le forze maliane, che possono vantare di un sofisticato assetto da guerra, rispondono con incursioni via terra e con bombardamenti aerei.
Il ministro francese per la Cooperazione, Henri de Raincourt, ha denunciato l’efferatezza dei metodi usati dai ribelli: “Parliamo di circa cento persone (87 per la precisione, nda) catturate e uccise a sangue freddo” – il ministro si riferisce all’esecuzione avvenuta dopo la presa di Aguelok (Regione di Gao) e aggiunge – “ad alcuni è stata tagliata la gola, ad altri è stato sparato un colpo in testa, metodi barbari e inqualificabili”. Da qui l'accusa che il governo muove ai ribelli di essere dei terroristi affiliati ad Al-Qaida.

Gli appelli
I bombardamenti hanno provocato già decine di morti tra i civili e decimato dozzine di bovini, cammelli e capre, primaria fonte di sussistenza per le popolazioni Tuareg.
Dinanzi a questi fatti, Amnesty International ha lanciato un appello al governo di Bamako per porre fine a questi ciechi bombardamenti.
Oltre al dramma delle vittime e dei feriti, vi è quello dei profughi. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ne stima circa 130.000. Il grande afflusso è stato registrato in Niger, Mauritania, Algeria e Burkina Faso. Gli sfollati nel nord del Mali sono circa 60.000, costretti ad accamparsi nel deserto senza acqua, cibo, medicine. “Servono circa 35.6 milioni di dollari per far fronte a questa situazione umanitaria” – ha dichiarato Adrian Edwards, portavoce del UNHCR.


La stampa
Appare comunque molto difficile riuscire a valutare la situazione. Vi è un quasi totale silenzio della stampa, fa eccezione quella francese (per il passato coloniale e per eventuali ritorni di fiamma per un territorio ricco di petrolio e uranio?). Entrambi gli schieramenti rivendicano vittorie, parlano di nefandezze compiute dalle controparti.
Per il momento, però, l’unico dato certo resta quello relativo ai campi profughi e alle violazioni dei diritti umani che si verificano ogni volta che ci sono armi che sparano.

(AFP/Getty Images)

(AFP/Getty Images)

Per contattare i Tuareg italiani: mmaz_2006@yahoo.com

Fonti:
http://www.jeuneafrique.com/Article/DEPAFP20120225112456/onu-mali-refugie-rebellion-touareguemali-126-400-deplaces-et-refugies-par-les-combats-entre-l-armee-et-la-rebellion.html
http://www.lefigaro.fr/international/2012/02/14/01003-20120214ARTFIG00401-des-touaregs-executent-des-soldats-maliens.php
http://www.atlasweb.it/news/africa/nordafrica
http://www.misna.org/economia-e-politica/appello-per-356-milioni-di-dollari-per-la-crisi-nel-nord-del-mali/25-02-2012-813.html
http://touareg-jeunesse.blogspot.com/2011/09/interview-with-moussa-ag-acharatoumane.html
http://www.eilmensile.it/2012/02/24/mali-amnesty-chiede-la-fine-dei-bombardamenti/
http://www.nigrizia.it/sito/notizie_pagina.aspx?Id=11638&IdModule=1

Il sito ufficiale del Movimento MNLA:
http://www.mnlamov.net






Lina Rignanese

martedì 7 febbraio 2012

GLI ARLECCHINO DELLA FLESSIBILITA'

In questi giorni si sta straparlando di lavoro fisso e di flessibilità. Si dimentica, però, quanto il 'fisso' sia una realtà già da tempo in scadenza -almeno dalla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso (!)-, al contrario le tipologie dei posti 'flessibili' aumentano a vista d'occhio... Ora siamo a 46 (attenzione! potrebbero crescere fino alla fine dell'articolo...).
E' ovvio che ci sia stata la volontà di mutare le abitudini e i costumi degli italiani... Mandandoci in loop il ritornello politico che ripete canzonatorio: "Suvvia, cos'è questo monotono abito grigio o peggio nero-lutto dei lavoratori? Molto meglio una comoda calzamaglia (rattoppata e) multicolore, come quella di Arlecchino...".
Per la serie: più variegati nell'aspetto e nell'umore.


Rapporti subordinati

1.Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
2.Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
3.Contratto a termine per attività stagionali;
4.Rapporti speciali in agricoltura (tempi determinati fino a 101 e 151 giornate, con indennità speciali, superati a partire dal 2008);
5.Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, part-time verticale;
6.Contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato a part-time orizzontale;
7.Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato a part-time misto;
8.Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato a part-time verticale;
9.Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato a part-time orizzontale;
10.Contratto di lavoro dipendente a tempo determinato a part-time misto;
11.Contratto di inserimento;
12.Contratto di re-inserimento lavorativo;
13.Contratto di formazione e lavoro (solo settore pubblico);
14.Contratto di apprendistato 1;
15.Contratto di apprendistato 2;
16.Contratto di apprendistato 3;
17.Somministrazione a termine;
18.Somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing);
19.Contratto di lavoro a chiamata a termine senza obbligo di risposta;
20.Contratto di lavoro a chiamata a tempo indeterminato senza obbligo di risposta;
21.Contratto di lavoro a chiamata a termine con obbligo di risposta;
22.Contratto di lavoro a chiamata a tempo indeterminato con obbligo di risposta;
23.Contratto di lavoro a chiamata per particolari periodi dell'anno (week-end, vacanze natalizie, pasquali, estive);
24.job sharing;
25.Lavoro a domicilio;
26.Telelavoro subordinato;

Rapporti parasubordinati (lavoro autonomo)

27.Lavoro a progetto;
28.Collaborazione coordinata e continuativa;
29.Collaborazione coordinata e continuativa fino a 30 giorni;
30.Telelavoro in forma parasubordinata;

Rapporti di lavoro autonomo

31.Prestazioni occasionali di lavoro autonomo senza partita Iva (ritenuta d'acconto);
32.Prestazioni occasionali di lavoro autonomo con partita Iva (professionisti, artigiani e commercianti, agricoli, senza cassa);
33.Agenti di commercio;
34.Coadiuvanti familiari;
35.Telelavoro in forma autonoma;

Rapporti speciali

36.Associazione in partecipazione;
37.Venditori a domicilio;
38.Rappresentanti;
39.Lavoro domestico;
40.Lavoro accessorio (voucher);
41.Lavoro accessorio per percettori di ammortizzatori sociali (fino a 3.000 euro);
42.Stage e tirocini;
43.Stage curriculari;
44.Tirocini di reinserimento per disoccupati;
45.Tirocini per categorie particolarmente svantaggiate;
46.Forme di lavoro che non determinano rapporto (familiari).

Qui trovate informazioni utili sui diversi contratti.

Lina Rignanese

mercoledì 1 febbraio 2012

TARSIO

















Premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska (2 luglio 1923 - 1 febbraio 2012) è la poetessa delle piccole cose che si caricano d'incanto, dietro il suo sguardo impulsivo, filosofico, ironico. In questo testo, la "piccola cosa" è un piccolo animale, stupefacente, che racconta, con la leggiadria e la consapevolezza di chi è sospeso su di un ramoscello, il proprio rapporto con gli uomini, viziosi esseri sempre pronti a prezzare il mondo intero.

Tarsio

di Wislawa Szymborska
(traduzione di Pietro Marchesani)

Io, tarsio, figlio di tarsio,
nipote e pronipote di tarsio,
piccola bestiola, fatta di due pupille
e d'un resto di stretta necessità;
scampato per miracolo ad altre trasformazioni,
perché come leccornia non valgo niente,
per i colli ce n'è di più grandi,
le mie ghiandole non portano fortuna,
i concerti si tengono senza le mie budella;
io, tarsio,
siedo vivo sul dito di un uomo.

Buongiorno, mio signore,
che cosa mi dirai
per non dovermi togliere nulla?
Per la tua magnanimità con che mi premierai?
Che prezzo darai a me, che non ho prezzo,
per le pose che assumo per farti sorridere?

Il mio signore è buono -
il mio signore è benigno -
chi ne darebbe testimonianza, se non ci fossero
animali immeritevoli di morte?
Voi stessi, forse?
Ma ciò che già di voi sapete
basterà per una notte insonne da stella a stella.

E solo noi, pochi, non spogliati da pelliccia,
non staccati dalle ossa, non privati delle piume,
rispettati in aculei, scaglie, corna, zanne,
e in ogni altra cosa che ci venga
dall'ingegnosa proteina,
siamo - mio signore - il tuo sogno
che ti assolve ogni istante.

Io, tarsio, padre e nonno di tarsio,
piccola bestiola, quasi metà di qualcosa,
il che comunque è un insieme non peggiore di altri;
così lieve che i rametti si sollevano sotto di me
e da tempo avrebbero potuto portarmi in cielo,
se non dovessi ancora e ancora
cadere come una pietra dai cuori
ah, inteneriti;
io, tarsio,
so bene quanto occorra essere un tarsio.




















(Disegno di Maria Concetta Aquaro)